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I JVC Gummy mini costano così poco che meritano un'occhiata
All'interno della confezione di vendita troviamo la solita dotazione: due gommini aggiuntivi (taglie S ed L) e un cavetto USB/USB-C per la ricarica.
Gli auricolari sono in-ear e si incastrano ben a fondo nel canale uditivo: sono piccoli, leggeri e con una forma affusolata, se siete abituati agli in-ear non avrete troppi problemi. Al contrario, se siete tra gli utenti che non amano avere auricolari incastrati nell'orecchio, vi suggerisco di guardare oltre.
Nel complesso, però, i JVC Gummy mini rimangono ben incastrati e isolano molto dal rumore esterno, con i gommini in silicone che fungono un po' da tappi.
Il case è relativamente grosso, soprattutto considerando che offre solo 9 ore di autonomia in più. Pur non essendo particolarmente lungo, è molto spesso, il che lo rende più scomodo di altri in tasca.
La qualità audio non è elevatissima (parliamo sempre di un auricolari molto economici), ma l'ascolto è divertente: JVC scommette sui bassi e lo fa bene, con un un suono caldo e avvolgente. L'isolamento acustico garantito dalla forma degli auricolari migliora ulteriormente la resa dei bassi.
Il Bluetooth è in versione 5.1 e la connessione è sempre stabile, i codec supportati sono AAC e SBC e non c'è nessun problema di ritardo nell'audio guardando un film.
I controlli sono basati su tasti fisici, nascosti dietro la plastica degli auricolari. I pulsanti danno un bel feedback chiaro, ma sono duri da premere e fastidiosi, perché ti costringono a spingere l'auricolare dentro l'orecchio, soprattutto per doppio clic e triplo clic. Un workaround è tenere fermo l'auricolare tra pollice e medio, cliccando con l'indice, ma ovviamente non è il massimo della comodità.
I comandi funzionano così:
- Auricolare SX:
- Clic: Play/Pausa
- Doppio clic: Volume -
- Triplo clic: Volume+
- Auricolare DX:
- Clic: Play/Pausa
- Doppio clic: Traccia successiva
- Triplo clic: Traccia precedente
L'autonomia è di 6 ore con una singola ricarica: sufficiente, ma non eccelsa, considerando che non troviamo ANC o altre funzioni smart. Il case offre solo 9 ore aggiuntive (per un totale di 15 ore complessive), un po' poco, considerando le alternative sul mercato.
I microfoni sono sufficienti per chiamate in casa, in silenzio, ma subiscono molto il rumore di fondo e diventano praticamente inutilizzabili se ci si trova in contesti rumorosi.
Il prezzo è il punto forte di questi auricolari: 35€, un costo assolutamente accessibile, che ne giustifica (almeno in parte) le carenze.
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Il Play Store ci dice se un'app è sicura con i nuovi badge: meglio tardi che mai
Ora il Play Store sarà in grado di dirci se un'app è sicura con un nuovo sistema di badge. L'aggiornamento appena introdotto da Google in realtà sarebbe dovuto arrivare da tempo, ma trattandosi di una funzione di sicurezza è comunque piacevole apprendere della sua distribuzione.
Il nuovo sistema dei badge che sta debuttando sul Play Store infatti era stato annunciato nel lontano novembre 2023. Soltanto nelle ultime ore sta vedendo la luce, con la distribuzione agli utenti finali.
Il Play Store di Google è una piattaforma che ospita milioni di app, le quali sono di tantissime tipologie. Alcune prevedono degli ambiti di utilizzo più sensibili, i quali potrebbero impattare sulla sicurezza dei nostri dati personali e sulla nostra privacy. Con il nuovo sistema di badge il Play Store indicherà quali app hanno passato con successo controlli di sicurezza indipendenti, a riprova della loro affidabilità.
Il nuovo sistema di badge del Play Store che sta introducendo Google si basa sulle certificazioni rilasciate dal Mobile App Security Assessment (MASA), una procedura fornita da un organismo indipendente che appunto prevede il test dell'app in termini di trasparenza nei confronti della gestione dei dati personali.
Lo screenshot che trovate nella galleria in basso ci mostra quale sarà effettivamente il badge che vedremo visitando una pagina del Play Store associata a un'app che ha ottenuto la certificazione. Google ha riferito di aver iniziato a distribuire tali badge sul Play Store per le app VPN.
La distribuzione è partita proprio dalle app VPN perché sono i contenuti maggiormente usati dagli utenti, e anche tra i più delicati in termini di processamento di dati personali. Ma lo stesso badge possiamo già vederlo anche su app di diversa natura, come gli antivirus per fare un esempio.
Trovate l'elenco completo delle app Android che hanno ottenuto la certificazione MASA a questo indirizzo. Tutte le app in elenco hanno già il badge sul Play Store che vi abbiamo appena mostrato.
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Come condividere automaticamente lo Stato WhatsApp su Instagram e Facebook: la novità in arrivo per tutti
Presto su WhatsApp potremo condividere gli aggiornamenti di Stato su Instagram e Facebook. Meta ha annunciato delle importanti novità nei confronti della sua popolare app di messaggistica istantanea, la quale diventa sempre più social.
La novità annunciata da Meta riguarda nello specifico il suo Accounts Center, il servizio che permette di gestire in maniera centralizzata i vari account connessi alle piattaforme social di Meta, come appunto Instagram e Facebook.
Quello che cambia consiste proprio nella totale integrazione di WhatsApp nell'Accounts Center. Questo significa, tra le altre cose, che potremo scegliere di condividere automaticamente gli aggiornamenti di Stato di WhatsApp su Instagram e Facebook. Una funzione analoga a quella che da tempo caratterizza Instagram e Facebook, per la quale è possibile condividere automaticamente le Storie che generiamo su una piattaforma anche sull'altra.
Come vedete dallo screenshot in galleria, condiviso da Meta come esempio, l'interfaccia della nuova funzione ci permetterà di scegliere se attivare la condivisione automatica degli aggiornamenti di Stato WhatsApp anche sulle altre piattaforme social di Instagram e Facebook.
Nell'ambito della stessa integrazione, sarà possibile attivare l'accesso unificato ai servizi di WhatsApp, Instagram e Facebook. Meta ha comunque specificato che l'attivazione del collegamento tra piattaforme, con WhatsApp inclusa, non sarà attivo di default. Potremo quindi scegliere se avvalercene per comodità.
In caso di attivazione, Meta specifica che userà le informazioni relative all'account WhatsApp per incrementare l'accuratezza degli annunci pubblicitari che propone in varie forme sulle sue piattaforme. In ogni caso, è stato specificato che non verranno impiegati dati personali degli utenti WhatsApp per tali pratiche. Eccetto per la fornitura, come riferisce Meta, di funzionalità di protezione e funzioni opzionali.
L'attivazione della collegamento di WhatsApp all'Accounts Center non impatterà minimamente sull'attivazione della crittografia end-to-end per la messaggistica. Si tratta di una novità che arriverà nei prossimi mesi, dunque ancora non è disponibile per noi utenti finali.
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Super offerta DAZN: come attivarla a 9,99 euro al mese
DAZN ha appena lanciato una delle sue migliori offerte di sempre (vi ricordiamo la guida sugli abbonamenti DAZN). La super offerta di DAZN infatti permette di abbonarsi al catalogo della nota piattaforma streaming a pagamento con un forte sconto rispetto alla tariffa standard.
Quella che ha appena lanciato DAZN è un'offerta chiaramente con scadenza molto vicina, visto che sarà valida fino al 26 gennaio, e anche limitata nel tempo.
La popolare piattaforma di streaming a pagamento, in Italia molto popolare proprio perché detiene gran parte dei diritti per vedere le partite di calcio in TV (ecco i migliori siti streaming per vedere il calcio), ha lanciato una promozione che permette di abbonarsi pagando 9,99 euro al mese. Una tariffa ben al di sotto di quella standard, la quale ammonta a 44,99 euro al mese.
L'offerta in questione permetterà di pagare la tariffa scontata di 9,99 euro al mese per i primi 7 mesi di abbonamento. Il catalogo al quale ci si abbona prevede la possibilità di vedere tutte le partite della Serie A di calcio.
Andando più nello specifico, l'offerta lanciata da DAZN è aperta soltanto agli account che attiveranno il piano Standard di DAZN. Dopo i primi 7 mesi di abbonamento la tariffa tornerà a 44,99 euro al mese. Questo significa che si pagheranno 9,99 euro al mese per i primi 7 mesi di abbonamento, mentre dall'ottavo rinnovo mensile dell'abbonamento si pagherà 44,99 euro. Sarà comunque possibile disdire l'abbonamento prima del rinnovo da 44,99 euro.
DAZN specifica anche che la promozione lanciata è disponibile esclusivamente ai clienti che pagheranno l'abbonamento con carta di credito, carta di debito o PayPal. E, inoltre, che la promozione è attivabile alle condizioni descritte esclusivamente per coloro che procederanno all'attivazione dal sito ufficiale. Non sarà quindi possibile attivare la promozione dall'app DAZN.
L'offerta di DAZN sarà disponibile soltanto fino al prossimo 26 gennaio. Dunque, se foste interessati, vi consigliamo di non pensarci troppo. Potete procedere all'attivazione direttamente dalla pagina dedicata alla promo sul sito DAZN.
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L'app Gemini si aggiorna in nome della semplicità: vediamo le novità
Google rilascia un nuovo aggiornamento per l'app Gemini, con novità per l'interfaccia in nome della semplicità. L'app che porta il servizio di intelligenza artificiale di Google su smartphone sta ricevendo un costante supporto dalla grande G.
L'ultimo aggiornamento in fase di rilascio riguarda l'interfaccia grafica della sua sezione principale. Si tratta di novità che erano state annunciate in precedenza da Google, ma che solo ora stanno vedendo la distribuzione effettiva gli utenti.
Le immagini che trovate in galleria, condivise da 9to5Google, ci mostrano come cambia l'interfaccia utente dell'app Gemini nella sua sezione principale. La prima novità visibile riguarda l'abbandono della sezione a forma di ellisse che ospitava il collegamento alla fotocamera e al microfono.
Troviamo al suo posto un design più pulito e semplice, con una barra orizzontale che agli estremi ospita i collegamenti alla fotocamera e all'input vocale, e dall'altra un collegamento che apre il menù contestuale per allegare contenuti. Questi sono Fotocamera, Galleria, File e Drive.
Anche il collegamento rapido a Gemini Live è stato leggermente aggiornato in termini di posizione, visto che con il nuovo design lo troviamo all'estremo della barra inferiore.
Inoltre, quando si interagisce con l'input vocale l'animazione è stata semplificata, in favore di un cerchio in blu attorno all'icona del microfono, sicuramente più discreto rispetto all'animazione precedente. Infine, troviamo anche un piccolo aggiornamento al layout dei risultati mostrati da Gemini, in favore di una visualizzazione più ampia dei contenuti.
Le novità che abbiamo appena visto sono attualmente in fase di distribuzione automatica sull'app Android. Ci potrebbe volere qualche giorno affinché arrivino a tutti anche a noi in Italia. Lo stesso dovrebbe accadere prossimamente per l'app iOS di Gemini.
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Recensione Realme C75: il rugged che non lo sembrava
Nella confezione del nostro Realme C75 abbiamo trovato la cover trasparente, il cavo di ricarica e anche l'alimentatore. Si tratta però della confezione cinese di questo smartphone e pertanto non siamo sicuri che sia uguale a quella del nostro paese.
Come detto in apertura questo Realme C75 è probabilmente lo smartphone "classico" economico più "rugged" che ci sia. È addirittura certificato con questa definizione proprio da TÜV Rheinland. Lo smartphone infatti non è solo resistente ad acqua e polvere secondo lo standard IP68, ma raggiunge anche lo standard IP69 per l'acqua ad alta pressione e ci aggiunge la resistenza anche ad acqua calda, al congelamento e alle cadute grazie allo standard MIL-STD-810H. Anche la resistenza all'acqua non è comune. Immerso fino a mezzo metro può resistere per ben 10 giorni.
Lo smartphone però mantiene le sembianze di uno smartphone normale e tra le altre cose sembra di una fascia anche superiore a quella cui appartiene. La scocca non trattiene le impronte e nella versione gialla da noi provata è molto piacevole alla vista con degli effetti geometrici sul retro. In più pesa solo 196 grammi. Niente male viste le dimensioni non contenute.
La scheda tecnica completa di questo smartphone è interessante. Abbiamo un processore MediaTek Helio G92 Max che è ovviamente modesto, visto la fascia di prezzo dello smartphone. Abbiamo 8 GB di RAM LPDDR5X e 128 o 256 GB di memoria interna, anche se solo eMMC 5.1, una tecnologia abbastanza datata e che avremmo sperato di non "incrociare". Si comporta comunque discretamente, ma se state installando grosse app o aprendo applicazioni pesanti potreste dover attendere qualche istante in più.
Discreta la connettività: 4G (niente 5G), Wi-Fi ac e Bluetooth 5.0 ed è presente l'NFC per i pagamenti in mobilità. Non c'è il supporto eSIM, che però è di fatto ancora praticamente inesistente sulla fascia bassa. Bene che lo slot estraibile sia triplo: due nanoSIM e una microSD per espandere la memoria interna. Manca purtroppo il jack audio per le cuffie.
Realme C75 è dotato di una sola fotocamera principale (da 50 megapixel), nonostante sul retro ci siano ben tre cerchi neri. Le foto con buona luce ci hanno soddisfatto e lo smartphone è stato capace di tarare discretamente il bilanciamento del punto di bianco e delle luci. Peccato per l'assenza di una fotocamera grandangolare. Ancora discreto anche nella penombra dove lo smartphone si è comunque difeso, quantomeno valutando le nostre aspettative e la concorrenza. Meno bene al buio dove lo smartphone mostra palesemente i suoi limiti.
Poco incisiva la fotocamera selfie da 8 megapixel e insufficienti i video in FullHD dalla fotocamera principale, che appaiono un po' troppo tremolanti.
Lo schermo di questo smartphone è da ben 6,72 pollici. È in tecnologia LCD con risoluzione FullHD+ (1080 x 2400 pixel) e un refresh rate a 90 Hz, che aiuta a migliorare la fluidità percepita dell'intera interfaccia. Lo schermo ha poi una risposta al tocco a 180 Hz e una luminosità di picco di 690 nit. Potrebbero non sembrare molti e sicuramente non lo sono rispetto ai top di gamma, ma per la fascia di prezzo è uno smartphone più che luminoso, anche all'esterno.
Questo pannello è protetto da un nuovo ArmorShield Glass che è quattro volte più resistente ai graffi rispetto alle precedenti generazioni, andando a completare il pacchetto "resistenza" di questo smartphone.
Realme C75 arriva sul mercato con Android 14 aggiornato alla RealmeUI 5.0. Si tratta quindi della versione precedente all'ultima, sia per quanto riguarda Android che per quanto riguarda la personalizzazione di Realme. Il sistema scorre fluido in praticamente ogni occasione, nonostante le memorie non proprio velocissime. Non vi aspettate un telefono fulmineo, ma neanche un telefono troppo rallentato. Non ci sono particolari funzioni, ma per questa categoria di prodotto è comunque bello ritrovare funzionalità che ci sono anche sui top di gamma. Abbiamo per esempio la barra laterale che permette non solo di accedere alle app preferite in ogni momento, ma anche di salvare per averli rapidamente sotto mano dei file preferiti.
Sempre lateralmente c'è anche smart loop AI che è un modo abbastanza intelligente di condividere contenuti semplicemente trascinandoli verso il bordo. Vi verranno suggerite le app più coerenti con quello che state trascinando, ma potete anche forzare alcune app a piacimento. C'è poi un menù personalizzazione abbastanza completo. Segnaliamo però l'assenza di always-on display (comprensibile visto che non è un pannello OLED) e che ci sono molte app preinstallate, come da tradizione Realme sulla fascia bassa.
Questo Realme C75 è dotato di una batteria da 5.828 mAh che garantisce una eccezionale autonomia, che anche con un utilizzo medio arriva senza particolari problemi ai due giorni completi con una singola carica, anche grazie al processore poco energivoro. In più abbiamo la ricarica rapida a 45W che non è scontata in questa fascia di prezzo. Vi permette di caricare lo smartphone da 0 al 50% in 48 minuti. Non male.
Realme C75 viene lanciato a 199€ nella versione 8/128 e a 229€ in quella 8/256. Per il periodo di lancio fino al 4 febbraio ci sarà uno sconto che permette di portarsi a casa le rispettive due versioni a 169€ e 199€. Un'offerta veramente interessante, soprattutto per la variante più economica.
Il sample per questa recensione è stato fornito da Realme, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.
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Logitech G PRO X TKL RAPID, la recensione: la rivoluzione degli switch magnetici regolabili si fa con il software
Esteticamente e anche a livello di usabilità base, la Logitech G PRO X TKL RAPID è molto simile ai modelli del passato. Anche troppo simile: se non fosse per la piastra in metallo, ben visibile sul modello bianco protagonista di questa recensione, è facile da confondere con la già citata G PRO X TKL LIGHTSPEED. Anzi, a dirla tutta anche andando indietro di 5 anni, non è che sia cambiata molto dalla G PRO X Gaming Keyboard che testai nel 2020.
Il formato è il TKL, ovvero una tastiera completa a cui è stato rimosso del tutto il tastierino numerico. Il layout è USA International, ovvero una fusione fra il nostro ISO con tasto Invio verticale e i formati USA e UK. I tasti sono tutti al loro posto, e di conseguenza non dovete rimparare a digitare. Mancano però le lettere accentate, e i simboli associati ai numeri non sono gli stessi del layout italiano.
I tasti lasciano passare la luce dei LED sottostanti, e si tratta di un'illuminazione bella potente, con colori pastello accesi e piacevoli. Volendo i simboli sono ben visibili anche tenendo tutto spento. Non ha molto senso tenere la retroilluminazione spenta però: la G PRO X TKL RAPID è una tastiera solo cablata. Niente Wi-Fi, niente Bluetooth e niente batteria integrata.
È un espediente, quello dell'assenza di modalità d'uso senza fili, che è servito a non far decollare troppo il prezzo, vista la presenza per la prima volta di speciali switch meccanici magnetici regolabili.
A bordo ritroviamo anche tutti i comandi multimediali tipici della serie TKL: potenziometro per il volume sotto forma di cilindro ruotante in alto a destra, alla sua sinistra comandi fisici per mutare il volume, per scorrere fra le tracce in riproduzione o per avviarle e stopparle. Tutto a sinistra troviamo anche il comodissimo pulsante per attivare la Modalità Gioco, regolabile da software ufficiale Logitech G, e un tasto per regolare l'intensità della retroilluminazione.
Logitech non ha diffuso schemi costruttivi di questa nuova variante, ma non dovrebbero esserci grosse novità rispetto al passato. Gli stabilizzatori, fissati alla piastra in metallo, sono buoni e non troppo rumorosi. Il grosso del lavoro lo fanno gli switch integrati. Sono lubrificati in fabbrica, e le sonorità sono buone. C'è chi fa di meglio, ma come detto in altre recensioni, Logitech G solo di recente sta muovendo timidi passi verso sonorità più eleganti e soluzioni costruttive più da "keyboard enthusiast".
Gli switch sarebbero anche removibili, ma provando a installare altri modelli magnetici (come gli AKKO Cream Yellow Magnetic Switch) si scopre che la tastiera è pensata per funzionare unicamente con quelli. C'è da dire che sono perfettamente integrati con il software di Logitech G, e installarne altri di tipo magnetico avrebbe "sballato" tutti i valori di riferimento. Non che si senta l'esigenza di cambiarli, anzi, ma comunque di switch magnetici iniziano a essercene diversi in circolazione, e offrire più libertà all'utente non avrebbe guastato.
Il polling rate è lo stesso di tutti gli ultimi modelli: 1.000 Hz. Nel campo dei mouse Logitech si sta portando avanti, con dispositivi come il PRO X SUPERLIGHT 2 DEX che arriva a 8.000 Hz, ma sulle tastiere per ora ci va cauta. Fin troppo.
Ultima nota su dimensioni e peso: 357 x 150 x 38 mm, con doppi piedini posteriori per usarla a 0°, 4° o 8° e un peso totale di 970 grammi circa.
Veniamo alla cosa davvero interessante: gli switch magnetici. Logitech G non ha specificato di quali interruttori si tratti, ma è possibile, viste le caratteristiche, che si tratti dei RAESHA Red. Sono dotati di una forza di attuazione di 35 gf (e i RAESHA sono 30 ± 10 gf) e di una corsa totale di 4 mm. Ma la cosa più importante di uno switch, soprattutto nell'ambito gaming, è la distanza di attuazione.
Ecco, la vera figata degli switch magnetici è che permettono di regolare la distanza di attuazione. Cosa significa? In soldoni, potete far sì che l'interruttore si attivi prima o dopo, decidendo manualmente dopo quanti millimetri di corsa si deve effettivamente attivare. Una possibilità del genere influenza non solo il gioco: di fatto con un clic potete passare da distanze di attuazione più adatte alla digitazione (pari o superiori a 2 mm) a distanze più brevi (sotto i 2 mm), adatte quindi al gaming.
Non solo: se la distanza media di attuazione di 2 mm che caratterizza tantissimi interruttori meccanici non fa per voi, con switch magnetici non c'è più bisogno di cambiare interruttore, ma basta cambiare un'impostazione da app!
Come vi dicevo in apertura però, la TKL Rapid di Logitech non è certo l'unica a offrire qualcosa del genere. Negli scorsi mesi abbiamo provato modelli quali la VARMILO Muse65, la LUMINKEY Magger 68 HE o la AKKO MOD 007B HE, ma tutte queste hanno una cosa in meno della TKL Rapid: un software decente, immediato da usare e in italiano.
Aprendo G Hub e selezionando la sezione Interruttori Analogici, si scopre che la regolazione della distanza di attuazione non è l'unica personalizzazione concessa dagli switch magnetici:
- Punto di azionamento: è appunto la sezione che permette di regolare la distanza di attuazione. C'è il comodo tasto "Seleziona tutti i tasti" per regolare il comportamento di tutta la tastiera contemporaneamente. Altrimenti potete divertirvi a regolare ogni singolo tasto.
- Trigger rapido: avete un tasto che dovete premere a ripetizione in un gioco? Attivando trigger rapido potete indicare la posizione in cui un tasto deve essere sollevato per poter essere reimpostato. Potete quindi non solo far sì che si attivi più rapidamente del solito, ma anche che si resetti, e che quindi possa essere riattivato, con largo anticipo. Anche qui stesso discorso: potete applicare rapidamente il trigger rapido a tutta la tastiera o solo a tasti specifici.
- Priorità chiave: opzione molto particolare, che richiede l'attivazione di trigger rapido. Sapete cosa succede diminuendo tantissimo il punto di azionamento dei tasti? Che commettete più errori, premendo tasti che non vorreste premere. Con Priorità chiave potete risolvere. Se vi rendete conto che per premere, per esempio, la U, premete spesso per sbaglio anche la Y, potete impostare U come tasto a massima priorità e far sì che l'altro non risulti mai premuto. Sì, è un po' complicato, tant'è che anche Logitech lo spiega nel dettaglio su G Hub. Fra l'altro in alcuni giochi l'opzione di Priorità chiave è vietata.
C'è un'altra "follia", nascosta però nella sezione Assegnazioni, quella che permette di rimappare tutta la tastiera. Premendo su un tasto da rimappare si aprirà un menù con varie opzioni; fra queste c'è Rimappa azione multipla. Cosa permette di fare? Con questa potete abbinare due funzioni a un singolo tasto, funzioni che si attivano a seconda dell'intensità con cui lo premete. Potreste per esempio mettere la funzione classica del tasto a una distanza di attuazione classica (1,5 o 2 mm) e un'altra funzione, magari una macro o una combinazione di tasti, nel caso si arrivi fino alla fine della corsa del tasto (4 mm).
Sì, è una follia, e vi avevo avvertito. Una follia potentissima, che permette di trasformare radicalmente la tastiera e anche il modo in cui la usate. Ci vuole però tantissima esperienza e tanta pazienza per padroneggiare uno strumento del genere. Dovete abituarvi a questi switch, dosare la forza delle dita e imparare a capire quanto spazio percorrete con la pressione del tasto.
Come ogni tastiera Logitech G che si rispetti poi ha anche il G-Cambio, che è un livello (un layer, come spesso indicato nei software non italiani) aggiuntivo di assegnazioni personalizzate. Avete presente cosa succede alla pressione di FN, no? Ecco, stessa cosa, solo che decidete voi quale tasto innesca il G-Cambio e quali assegnazioni mettere in questo livello personalizzato. Ah, e poi a ogni tasto potete abbinare 5 diverse funzioni, senza scomodare le funzionalità magnetiche né il G-Cambio. Basta aggiungere modificatori ed eventi (come pressione, attesa o rilascio) e gli oltre 80 tasti si trasformano potenzialmente in 400.
Dulcis in fundo, la Modalità gioco, quella che potete attivare premendo anche il pulsante fisico che si trova in alto a sinistra sulla tastiera. Serve semplicemente per disattivare uno o più tasti mentre giocate, così anche se li premete per errore non avranno alcun tipo di effetto. Di default la modalità disattiva anche il tasto Windows.
Tutto questo può poi essere salvato nella memoria integrata, che ha 3 profili dedicati su cui salvare tutte le impostazioni che vi pare. Torna utile in caso non vogliate avviare ogni volta G Hub o in caso giochiate in trasferta portando con voi la TKL Rapid.
Insomma, il software, unito agli switch magnetici, sono il vero punto di svolta di questo prodotto. Peccato sia indietro sotto altri punti di vista, perché un giocatore, competitivo o meno, qui può trovare cose affatto banali con cui personalizzarsi l'esperienza di gioco.
Le TKL di Logitech G non sono mai costate poco. Logitech G PRO X TKL RAPID di listino costerebbe 199,99€, e non è disponibile una variante ISO ITA. Se non altro su Amazon si trova già a 40€ meno (anche qualcosina in più), un prezzo sicuramente più accessibile. Il modello senza fili, sprovvisto però degli switch analogici magnetici, costa ancora 229€. È disponibile in 3 colori: bianca, nera classica o il super rosa Logitech che avete visto nelle foto (è il mouse PRO X SUPERLIGHT 2 DEX). Al momento della stesura dell'articolo la tastiera risulta esaurita sullo store ufficiale Logitech G.
Il sample per questa recensione è stato fornito da Logitech G, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.
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L’intelligenza artificiale è davvero lontana da quella umana? OpenAI lancia la sfida, ma poi ritira la mano
Sono ore convulse per il settore dell'intelligenza artificiale e, di riflesso, per il mondo in generale (non ce ne voglia Trump): dopo aver ventilato l'idea di aver raggiunto l'AGI, Sam Altman di OpenAI invita tutti "alla calma".
E che calma: nonostante abbiano fatto "cose molto interessanti", tutti noi dobbiamo abbassare le nostre aspettative di "almeno 100 volte", secondo il geniale manager. Ma allora qual è il risultato ottenuto da OpenAI?
Il motivo di tutta questa agitazione ed entusiasmo è semplice: ogni volta che si parla di AGI (Intelligenza artificiale generale, o forte, da artificial general intelligence) i fan della tecnologia si entusiasmano, i pessimisti fanno il segno della croce e, soprattutto, gli investitori staccano assegni.
Cos'è l'AGIL'AGI è, semplificando, l'obiettivo di aziende come OpenAI, la realizzazione di un sogno nato con la matematica Ada Lovelace (figlia di Byron). Ovvero la capacità di un'IA di "essere senziente" e "avere una coscienza". Usiamo tutte le virgolette del caso, perché non è semplice neanche stabilire il significato di queste parole.
Da definizione, l'AGI è un tipo di intelligenza artificiale almeno alla pari delle capacità cognitive umane (o superiore), almeno da quanto stabilito attraverso una serie di test cognitivi. Questo contrasta con l'IA ristretta (Narrow AI o Weak AI), che è limitata a compiti specifici ed è quella che usiamo per creare un'immagine, riassumere un testo o scriverci un'email (Gemini, ChatGPT e gli altri, per intenderci).
A cosa serve l'AGIL'AGI è un pericolo, certo, e non solo per gli scenari da fantascienza, ma anche per una questione meramente economica: le aziende e i privati che la gestirebbero diventerebbero ancora più potenti e ricchi.
I vantaggi di una tecnologia di questo tipo accessibile a tutti sarebbero però notevoli. L'AGI consentirà a chiunque di apprendere qualsiasi contenuto: sarebbe un tutor sempre a disposizione, il che potrebbe contribuire a ridurre le diseguaglianze sociali causate dall'accesso all'istruzione.
E che dire della sanità? Un'IA di questo tipo sarebbe un medico virtuale sempre a disposizione, in grado di complementare (non sostituire) il medico di base o lo specialista. E pensate inoltre alle app: con un assistente AGI sarebbero a portata di tutti. Chiunque potrebbe programmare qualsiasi cosa, basterebbe chiedere.
La realtà attuale però è ben diversa: OpenAI ha dichiarato che i suoi modelli o3 hanno ottenuto un risultato eccezionale con il benchmark ARC-AGI, il che rappresenta un passo importante verso la tecnologia.
Per un motivo semplice: dimostra che è possibile, ma non è la prova di AGI, in quanto il test vuole solo stimolare la ricerca verso i problemi irrisolti dell'IA.
Il benchmark ARC-AGI-1 (Abstraction and Reasoning Corpus for Artificial General Intelligence) misura la capacità di un modello di intelligenza artificiale di ragionare e risolvere nuovi problemi che richiedono adattabilità.
Il punto fondamentale è che per superarlo (cosa mai avvenuta dalla sua creazione nel 2019) è necessario usare "caratteristiche umane" come logica, ragionamento e deduzione, e non informazioni apprese in precedenza. Non può essere risolto aumentando la potenza bruta, come si fa aumentando il numero di parametri di un LLM (Large Language Model, modello linguistico di grandi dimensioni come i modelli attualmente in uso).
Per farlo bisogna sviluppare un'architettura diversa, in grado di "uscire" dai parametri di addestramento. Il test è disponibile sul sito ArcPrize, che annuncia orgogliosamente come "rimanga imbattuto".
Ma ci si sta avvicinando, ed è qui che intervengono i modelli o3.
I risultati di o3A fine dicembre 2024 i modelli di OpenAI, hanno raggiunto un risultato eccezionale: il 75,7% con un limite di costo di 10.000 dollari (quindi ad alta efficienza), e l'87,5% nella configurazione o3 ad elevate capacità di calcolo (172x, con più risorse computazionali a disposizione).
La differenza è notevole: il modello più efficiente costa 20 dollari per attività, che è già troppo costoso per l'uso quotidiano, mentre il secondo costa migliaia di dollari per attività.
I test sono stati effettuati su due dataset, uno semi-privato (100 task) e uno pubblico (400 task), e potete trovarli a questo indirizzo. Come abbiamo detto, però, non è possibile stabilire se o3 sia AGI o meno tramite questi test.
Perché o3 non è AGII modelli o3 sono già stati sottoposti anche al prossimo benchmark, ARC-AGI-2, che rappresenta una sfida ancora maggiore, e i risultati consigliano a più miti proiezioni.
o3 ha raggiunto il risultato, nella modalità ad alta capacità di calcolo, del 30%, contro un punteggio tipico di un umano intelligente superiore al 95%. Ben lontani dall'AGI.
o3 però ha ottenuto un punteggio molto migliore rispetto a o1 (con un risultato intorno al 21%), che aveva a sua volta ottenuto un punteggio molto migliore rispetto a GPT-4o (5%) e che a sua volta aveva migliorato GPT-4 (vicino allo 0%). Una crescita esponenziale nel giro di pochi mesi.
Come funziona o3Gli sviluppatori di IA stanno intraprendendo strade nuove, lo abbiamo visto con i Titan di Google: non più aumentare le dimensioni ma per assurdo ridurle, un processo chiamato La seconda era delle leggi di ridimensionamento.
Con o3 il meccanismo principale è la ricerca e l'esecuzione del programma in linguaggio naturale all'interno dello spazio dei token, cercando possibili catene di pensiero (CoT) e descrivendo i passaggi necessari per risolvere il compito (una strada che abbiamo già visto con Gemini 2.0 Flash Thinking).
Cosa significa? Semplificando, che mentre un modello LLM classico si scontra con le novità, o3 le utilizza per generare le catene di pensiero, valutando le soluzioni prima di rispondere.
Il processo si basa sull'inferenza, in quanto il modello applica le sue conoscenze apprese a dati nuovi e non visti per fare previsioni, decisioni o risolvere compiti in tempo reale.
Ma o3 aggiunge anche le capacità di ragionamento dinamiche per affrontare problemi complessi e generare risultati attuabili. Qualcosa che potrebbe sfociare nell'"intuizione" (e infatti su ArcPrize si spiega come la ricerca in fase di test guidata dall'intuizione sullo spazio del programma è una strada vincente per consentire di adattarsi a compiti arbitrari).
Infine, o3 è più sicuro, in quanto incorpora una funzione chiamata Deliberative Alignment, che consente di valutare criticamente le risposte rispetto ai protocolli di sicurezza, riducendo i rischi di output dannosi o di parte.
Torniamo all'AGI e agli annunci. Negli ultimi mesi Sam Altman ci ha abituato a forti dichiarazioni, poi prontamente ridimensionate, e puntualmente è intervenuto per calmare gli animi.
In questo caso, il 5 gennaio ha pubblicato un post dichiarando che la singolarità è vicina (la singolarità è il momento in cui l'intelligenza artificiale supera quella degli esseri umani), poi pochi giorni dopo che l'AGI è lontana e dobbiamo abbassare le nostre aspettative.
L'entusiasmo di Altman è comprensibile, l'IA è costosissima, e l'idea di raggiungere l'AGI spinge gli investitori a fare quello che sanno fare meglio, investire.
Ma non è questo il punto: stiamo indubbiamente entrando in una nuova era dell'IA, e se lo scetticismo è comprensibile, le proiezioni per la realizzazione dell'AGI guardano a un futuro lontano che si sta avvicinando a ritmi vertiginosi.
Nel 2020 Ajeya Cotra, che lavora per l'organizzazione no-profit Open Philanthropy, ha pubblicato uno studio dettagliato sull'arrivo dell'AGI. Il risultato (scenario mediano) è che c'è una probabilità del 50% che un sistema di intelligenza artificiale trasformativo diventi possibile e conveniente entro il 2050.
Nel 2022 Cotra ha aggiornato le sue previsioni e accorciato la sua cronologia mediana di dieci anni.
Infine una parola sulle "novità" annunciate da Altman: ancora non si sa nulla, ma gli esperti ipotizzano l'arrivo di un molto più dimesso agente IA.
L'IA è un campo estremamente complesso, e sarete scusati se arrivati alla fine dell'articolo sarete più confusi di quando avete iniziato. Ecco una serie di approfondimenti che vi permetteranno di orientarvi in questo mondo enorme.
- Come usare ChatGPT per tradurre testi
- Come creare un itinerario di viaggio con ChatGPT
- Google Gemini: cos'è e come provarlo
- Come creare immagini con l'intelligenza artificiale: le migliori app
L'articolo L’intelligenza artificiale è davvero lontana da quella umana? OpenAI lancia la sfida, ma poi ritira la mano sembra essere il primo su Smartworld.
Instax WIDE Evo ufficiale: la fotocamera istantanea più avanzata (e costosa) mai vista
Fujifilm allarga la famiglia di fotocamere istantanee serie Instax con un nuovo modello, che si annuncia come il più avanzato della gamma: arriva oggi la nuova Instax WIDE Evo, una fotocamera ibrida 2 in 1 che combina analogico e digitale. Il design e le funzionalità sono davvero peculiari, ma lo è anche il prezzo, mai così alto per una Instax. Vediamo insieme tutti i dettagli.
L'estetica della Instax WIDE Evo riprende le forme della precedente Instax mini Evo, portandole ad un livello ancora più estremo. Questo modello ha un aspetto vintage e avanguardistico allo stesso tempo, unisce passato e futuro fregandosene del presente.
Alcune scelte di design sembrano badare più al bello che all'utile, ed è forse questo l'aspetto che più cattura l'attenzione.
La lente grandangolare da 16 mm è integrata al centro della parte frontale. Più in basso c'è un piccolo selettore per scegliere tra focale standard o grandangolo più ampio. Per scattare si usa la levetta in alto a sinistra rispetto alla lente.
Sempre sul fronte si vedono anche il flash integrato e un piccolo specchio per i selfie.
Sul retro troviamo, invece, un ampio display LCD da 3,5" e diversi pulsanti fisici per gestire le varie funzioni. Ai lati sono poste due rotelline di controllo per la selezione dei filtri creativi (10 effetti obiettivo e 10 effetti pellicola), con il selettore per l'accensione e un altra ghiera davvero speciale, quella per la stampa.
Qui bisogna soffermarsi un attimo, perché la ghiera per la stampa ricorda volutamente il meccanismo per avvolgere i rullini analogici delle vecchie macchine fotografiche. In questo caso, però, tirando la levetta e ruotando la ghiera, il meccanismo aziona la stampa della pellicola, che viene fuori dalla fessura sulla parte superiore.
Tra l'altro, Instax WIDE Evo usa ovviamente le pellicole in formato panoramico, le Fujifilm WIDE (86 x 108 mm) usate anche da pochi altri modelli della serie, come ad esempio Instax Wide 400.
Altro tocco vintage molto caratteristico è la funzione Controllo Gradazione (Degree Control), che permette di regolare l'intensità degli effetti tramite la rotazione della ghiera integrata sulla lente.
Con oltre 100 combinazioni creative disponili e i diversi livelli di regolazione del Controllo Gradazione, le capacità creative sono davvero numerose. In più, ci sono a disposizione anche 6 stili di pellicola: normale, effetto cinematografico con bande nere, look da pellicola classica, formato con data/ora tradizionale, effetto provini a contatto e processo vintage al collodio.
Instax WIDE Evo ha sia uno slot per schede Micro SD che una memoria interna con spazio per circa 45 immagini. Ha anche una batteria al litio integrata, che permette di stampare fino a 100 immagini con una singola carica.
Può essere utilizzata anche come stampante vera e propria, collegandola allo smartphone tramite l'app gratuita instax WIDE Evo e inviando alla fotocamera l'immagine da stampare.
Si tratta, insomma, di un modello altamente versatile e capace di fare tante operazioni, sia analogiche (scatto e stampa diretta) che digitali (editing e stampa da smartphone). Per questo è la Instax più avanzata mai vista in commercio.
La nuova Instax WIDE Evo sarà disponibile sul mercato italiano a partire da metà febbraio 2025, insieme alla nuova custodia ufficiale per questo modello ed una nuova serie di pellicole in formato WIDE. Tutti i prezzi nello schema a seguire.
- instax WIDE Evo: 399,99€
- Custodia instax WIDE Evo: 44,99€
- Pellicola instax WIDE Brushed Metallics: 14,99€
Come accennato nell'introduzione, la nuova WIDE Evo è molto costosa, anzi è una delle fotocamere istantanee con il prezzo più alto sul mercato.
Il suo design curatissimo, le funzionalità digitali e l'uso del formato WIDE sono sicuramente delle peculiarità interessanti, che la rendono praticamente unica nel suo genere. Quest'unicità, ovviamente, si paga cara, quindi possiamo dire sin da ora che sarà una fotocamera esclusiva, riservata solo alla nicchia di utenti che vuole il massimo per la fotografia istantanea.
Per saperne di più sul mondo delle fotocamere istantanee della serie Instax, vi consigliamo di non perdervi le nostre recensioni che trovate dai link in basso.
- Recensione Fujifilm Instax Mini LiPlay
- Recensione Fujifilm Instax Mini Evo
- Recensione Fujifilm Instax SQ40
- Fujifilm Instax SQUARE SQ10
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OnePlus Open 2 avrà una resistenza all'acqua da urlo: guardare per credere!
OnePlus Open 2 potrebbe sorprenderci per la sua resistenza all'acqua (vi ricordiamo la nostra guida alle certificazioni IP). Il nuovo pieghevole di OnePlus (ecco dove trovare i migliori smartphone pieghevoli del momento) ancora non è stato lanciato, ma possiamo iniziare a farci un'idea grazie ai nuovi dettagli trapelati su OPPO Find N5.
Questo dispositivo di OPPO è correlato al nuovo pieghevole di OnePlus perché sarà la base hardware del nuovo modello della casa cinese. Sappiamo da tempo infatti che OPPO e OnePlus sono da sempre strettamente connesse e dipendenti. Quindi quello che è appena trapelato per Find N5 varrà anche per OnePlus Open 2.
In un video condiviso su Weibo, di cui vediamo gli screenshot nella galleria in basso, OPPO ci mostra l'incredibile resistenza all'acqua del suo nuovo Find N5. Vediamo infatti il dispositivo che viene usato durante un'immersione in acqua, per registrare un video nello specifico.
Questo per indicare che OPPO Find N5, e quindi anche OnePlus Open 2, arriverà con le certificazioni di resistenza all'acqua IPX6, IPX8 e IPX9. A detta dell'azienda, sarà l'unico pieghevole nel panorama attuale a poter sfoggiare questo tipo di certificazioni.
Oltre a poter apprezzare la sua resistenza all'immersione, le immagini ci permettono di dare uno sguardo anche al design. Il display esterno sembra avere delle cornici più sottili rispetto al modello precedente, che noi possiamo immaginare come OnePlus Open, mentre il display interno appare abbastanza simile.
Ancora non sono trapelati particolari dettagli sulle ipotetiche specifiche tecniche, ma dalle immagini deduciamo che il nuovo pieghevole di casa OPPO, e di casa OnePlus, avrà un fattore di forma simile a quello del suo predecessore. Inoltre, sappiamo già che Find N5 e OnePlus Open 2 arriveranno con uno spessore particolarmente ridotto, appena più consistente di quello di una moneta.
In merito al lancio di questi nuovi modelli non abbiamo dettagli ufficiali. Secondo i rumor finora emersi in rete, OPPO Find N5 dovrebbe arrivare per febbraio, mentre il nuovo pieghevole di OnePlus vedrà la luce intorno al mese di marzo.
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Ecco le funzioni dei nuovi Galaxy S25: Galaxy AI gratuita per il 2025, poi chissà
A poco più di 24 ore da uno degli annunci più attesi del 2025, quello della serie Galaxy S25, il noto leaker Evan Blass ha condiviso tramite la sua newsletter il materiale di marketing dei dispositivi, sia Galaxy S25 / S25+ che Galaxy S25 Ultra.
Come sappiamo, i nuovi top di gamma della casa di Seul offriranno diverse funzionalità di intelligenza artificiale generativa sotto l'ombrello del marchio Galaxy AI. Ma cosa attenderci nello specifico, e a che prezzo?
La notizia interessante che si può leggere sulle immagini è che le funzioni Galaxy AI saranno "gratuite per il 2025 e richiederanno un account Samsung".
Questa non è la prima volta che Samsung dice una cosa del genere. Già nel 2024 l'azienda aveva dichiarato che Galaxy AI sarebbe stato gratuito fino alla fine del 2025, ma senza specificare cosa sarebbe successo dopo tale data. Il dubbio rimane, ma è un'ulteriore conferma che dal 2026 le cose cambieranno (il che non sorprende, visti i costi dell'IA).
Passando alle funzionalità, di Now Brief, uno strumento IA che ci offre informazioni relative alla giornata (dal meteo agli eventi del calendario, per passare a consigli su coupon in scadenza) abbiamo già parlato.
Così come di Night video con Audio Eraser, due funzioni IA che consentono di catturare video in condizioni di scarsa illuminazione e al contempo di ridurre al minimo i rumori indesiderati.
E mentre tutti i telefoni sono in grado di rendere al meglio le tonalità della pelle nei selfie, sui Galaxy S25 Ultra gli utenti potranno anche sfruttare ProScaler. Si tratta di una funzione che anche rispetto a Galaxy S24 è in grado di migliorare la visione delle immagini in modalità QHD+.
Il materiale inoltre mostra altre funzionalità, come la messaggistica RCS (un chiodo fisso di Google e Samsung, in cui alla fine sono risultati vincitori), Smart Switch, che consente di trasferire foto e altro dal vecchio telefono, e Samsung Wallet. Quest'ultimo consente di memorizzare digitalmente sul telefono carte di credito, chiavi della camera d'albergo, carte d'imbarco e altro ancora.
C'è spazio anche per le specifiche tecniche. Samsung mostra le principali differenze tra i tre telefoni:
- Galaxy S25: schermo da 6,2", fotocamera principale da 50 MP, batteria da 4000 mAh e colori Moon Night Blue, Silver Shadow, Sparking Blue, Sparkling Green
- Galaxy S25+: schermo da 6,7", fotocamera principale da 50 MP, batteria da 4900 mAh e colori Moon Night Blue, Silver Shadow, Sparking Blue, Sparkling Green
- Galaxy S25 Ultra: schermo da 6,9", fotocamera principale da 200 MP, batteria da 5000 mAh, S Pen integrata e colori Titanium Black, Titanium Blue, Titanium Gray, Titanium Silver
Ricordiamo che i Galaxy S25 verranno presentati domani 22 gennaio alle 19 ora italiana, e che ci sono già una serie di promo lancio disponibili per chi si registra in anticipo.
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Giochi Windows su tablet Xiaomi anche senza internet: il primo video WinPlay è incredibile!
"I tablet Xiaomi possono giocare", dichiara l'azienda nel suo materiale di marketing, e non utilizzando un servizio di cloud gaming, ma direttamente sul dispositivo e senza necessità di connessione Internet.
I più attenti ricorderanno che a fine dicembre Xiaomi ha aperto una fase di test per i proprietari di Xiaomi Pad 6s Pro 12.4 che consente di giocare ai migliori titoli AAA per PC anche su un tablet Android.
Il funzionamento della piattaforma, chiamata WinPlay, non era chiarissimo, ma ora sono stati condivisi ulteriori dettagli. L'account Xiaomi HyperOS ha infatti pubblicato un post su Weibo contenente diverse informazioni interessanti.
Innanzitutto, come abbiamo anticipato, WinPlay non funziona come un servizio di cloud gaming e neanche trasmettendo i giochi dal PC. Si tratta a tutti gli effetti di uno strumento di virtualizzazione direttamente sul dispositivo, che funziona anche senza connessione Internet.
La tecnologia di virtualizzazione a tre strati si basa sul nuovo Xiaomi HyperOS 2.0 lanciato a fine ottobre e dotato della piattaforma Xiaomi HyperCore. Stando a quanto riportato è particolarmente efficiente: la perdita di prestazioni della GPU causata da WinPlay si assesterebbe infatti appena al 2,9% secondo Xiaomi.
Non solo, ma il servizio supporta anche l'installazione di Steam, tenendo presente che questo non significa che tutti i giochi saranno disponibili. A fine dicembre era apparsa una lista di titoli supportati, tra cui:
- Resident Evil 2 Remake
- Resident Evil 7 Biohazard
- Assassins Creed Revelations
- Tomb Raider - Game of the year edition
- Tomb Raider I-III Remastered
- Overcooked 2
- Counter-Strike 1.6
- Star Craft
Il leaker ha mostrato come esempio Need for Speed e Tomb Raider con controller Xbox, e i giochi vengono eseguiti in maniera incredibilmente fluida.
Purtroppo al momento i test sono aperti solo in Cina e non è previsto un rilascio globale a breve, ma il lavoro fatto da Xiaomi è impressionante.
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Samsung ha grandi piani per il 2025: in arrivo quattro pieghevoli, tra cui un tri-fold!
Il settore degli smartphone pieghevoli non decolla? E allora Samsung, nonostante l'annuncio del taglio alla produzione, quest'anno potrebbe lanciare ben quattro dispositivi di questo tipo, tra cui un inedito tri-fold.
Ad annunciarlo il portale sudcoreano The Elec in un video su YouTube in cui vengono delineate le strategie del gigante di Seul per il 2025.
Ma prima facciamo un passo indietro: il 2024 non è stato un buon anno per Samsung. Dal punto di vista delle spedizioni di dispositivi non solo si è vista superare per la prima volta nel settore dei pieghevoli da Huawei, ma anche da Apple se si considera il mercato globale degli smartphone (cosa già successa l'anno precedente).
Il capitolo pieghevoli è particolarmente doloroso per il gigante sudcoreano, che non ha avuto un gran successo con la serie Z 6 (Fold e Flip), mentre Huawei ha presentato addirittura il primo dispositivo tri-fold sul mercato, Mate XT.
Ma per il 2025 la casa di Seul vuole rimettersi in carreggiata, e sebbene siano previsti tagli alla produzione da 8,2 milioni a 5 milioni di telefoni, quest'anno sono previsti ben quattro pieghevoli:
- Galaxy Triple Fold
- Galaxy Z Fold 7
- Galaxy Z Flip 7
- Galaxy Z Flip FE
Il più interessante del lotto è ovviamente il tri-fold, un inedito dispositivo che verrà prodotto a partire dal secondo trimestre del 2025 in appena 200.000 unità e che verrà lanciato nel corso del terzo trimestre (quindi in linea con il lancio della serie Z, tra luglio e settembre).
Per quanto riguarda le sue caratteristiche tecniche, il portale sudcoreano prevede una dimensione dello schermo tra 9,9 e 10 pollici da aperto, quindi molto simile a Huawei Mate XT.
Samsung Display ha già mostrato un prototipo di questo tipo di dispositivo al MWC 2023 con lo schermo Flex G, che presenta uno schermo che si piega verso l'interno da due lati (immagine qui sotto). Quindi non come la soluzione scelta da Huawei: secondo The Elec questa sarebbe proprio la base del prossimo pieghevole dell'azienda.
Non sarà però sottile come Huawei Mate XT, che da chiuso misura 12,8 mm di spessore: secondo The Elec il dispositivo di Samsung si assesterà sui 15 mm, ma sarà più resistente. Piegandosi verso l'interno infatti lo schermo sarà maggiormente protetto da graffi o impatti.
Novità anche per Galaxy Z Fold 7: secondo The Elec sarà più sottile del predecessore, un trend a cui i produttori di pieghevoli evidentemente tengono molto (come il recente Honor Magic V3 e il prossimo OnePlus Open 2 / OPPO Find N5 testimoniano).
Stando alle ultime anticipazioni, il prossimo pieghevole a libro di Samsung sarà più sottile del Galaxy Z Fold Special Edition, che già misura 10,6 mm da chiuso.
Il prezzo di questo risultato è stata però la perdita del digitalizzatore, e se Galaxy Z Fold 7 vorrà mantenere il supporto alla S Pen dovrà probabilmente passare da un digitalizzatore a risonanza elettromagnetica (EMR) a una tecnologia elettrostatica attiva (AES). Il che trasformerà la S Pen in una Apple Pencil, in quanto quest'ultima è proprio la soluzione adottata da Apple con i suoi iPad.
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Recensione Teufel Cage Pro: ci si immerge nei videogiochi con queste tra le orecchie
Le Teufel Cage Pro arrivano in una confezione essenziale, con un contenuto senza rilevanti sorprese, a parte una. Oltre le cuffie, ci sono un ricevitore USB-A per la connessione wireless, un cavo di ricarica USB-C, una guida rapida e, dulcis in fundo, un cavo jack 3,5 mm. Questo vi fa capire che sì, supportano anche la connessione cablata.
- Peso: 345 g
- Driver: Full-range da 40 mm
- Risposta in frequenza: 20 – 20.000 Hz
- Connettività: 2.4 GHz, Bluetooth, jack da 3,5 mm
- Microfono: Condensatore HD staccabile magnetico
- Batteria: Fino a 68 ore con connessione wireless, 88 ore via Bluetooth
- Compatibilità: PC, Mac, PS4, PS5, Nintendo Switch, smartphone/tablet
Il design delle Teufel Cage Pro colpisce subito per la sua sobrietà: finitura opaca, dettagli in rosso sui piccoli cavi che collegano l'archetto estensibile ai padiglioni (sui quali vi è il logo con una trama in rilievo), ed un'illuminazione RGB discreta, negli incavi posteriori.
Personalmente ho ritenuto l'illuminazione RGB poco utile, tanto è vero che l'ho disabilitata fin da subito, ma in galleria a fine recensione potrete vederla accesa: è possibile scegliere un singolo colore su entrambi gli incavi, senza effetti speciali.
Il peso è di 345 grammi, risultano più leggere delle Turtle Beach Stealth 700 Gen 3 da 405 grammi, che però godono di driver da 60 mm, contro i 40 mm delle Cage Pro.
I cuscinetti sono morbidi, avvolgono bene le orecchie, ma a livello di comodità non raggiungono le Logitech G ASTRO A50 Gen 5, le quali vantano un costo diverso, ma nemmeno le più economiche (e leggere) SteelSeries Arctis Nova 5.
Buono anche il feeling della rotellina e dei pulsanti, uno per il muto, l'altro per l'accensione, con un terzo per una scorciatoia personalizzabile via software.
L'autonomia è solida, con 68 ore di riproduzione via con connessione wireless, una durata che si spinge fino a 88 ore via Bluetooth, valori rispettati nei nostri test. Con l'illuminazione accesa dovrete rinunciare però ad una decina di ore circa.
Non ci sono novità dal punto di vista delle funzioni, ma la dotazione è piuttosto completa e c'è una particolare attenzione all'audio spaziale, come vedremo a breve.
La connettività è indubbiamente versatile, poiché non solo le cuffie supportano la connessione tramite ricevitore USB-A o Bluetooth, ma appunto anche quella via cavo con il jack da 3,5 mm.
Vi è una levetta per cambiare al volo modalità dal wireless al Bluetooth: funziona alla grande, il cambio è velocissimo, eppure tenete a mente che non può gestire i due flussi contemporaneamente, ma solo uno alla volta.
Non supportano poi i codec Bluetooth ad alta risoluzione, ma il dongle può essere utilizzato su diverse periferiche, compresa PS5 (ma non Xbox).
La funzionalità principale è appunto l'audio spaziale, viste la tecnologia DTS Headphone:X v2 per un suono surround virtuale 7.1 che è possibile personalizzare con un'applicazione di gestione.
Il software è disponibile solo su PC Windows, e sarebbe anche abbastanza funzionale, con opzioni chiare per modificare l'equalizzatore a 10 bande e le impostazioni per il risparmio energetico, ma ha mostrato qualche bug durante il test.
La situazione sembra essersi stabilizzata ad un mese dalla prova, ma abbiamo riscontrato delle difficoltà durante gli aggiornamenti, poiché l'app faceva fatica a riconoscere le cuffie.
Teufel ha equipaggiato le Cage Pro con dei driver HD lineari da 40 mm, supporto DTS Headphone:X v2 e risposta in frequenza compresa tra 20 e 20.000 Hz.
L'audio è avvolgente proprio per l'enfasi sulla spazialità del surround virtuale 7.1, e ovviamente sui bassi, i quali esaltano esplosioni ed effetti speciali nei giochi compatibili.
Il suono è caldo, pieno, ma meno dettagliato delle Turtle Beach Stealth 700 Gen 3, le quali vantano una separazione delle frequenze più nitida, anche se la maggiore leggerezza delle Teufel le rende un filo più comode.
Sono delle cuffie per giocare, è palese. Ciò non significa che non debbano essere utilizzate per altri scopi, come l'ascolto di musica, al netto del fatto che l'enfasi sulle frequenze basse non sia indicata per chi cerca il bilanciamento del suono.
Per quanto riguarda l'isolamento acustico, le Cage Pro non offrono la cancellazione attiva del rumore, ma l'isolamento passivo dovuto ai padiglioni è più che sufficiente per la maggior parte degli scenari di gioco.
Il microfono delle Teufel Cage Pro, pur essendo un condensatore HD, offre prestazioni nella media e lo si può utilizzare solo in modalità wireless. Interessante che sia magnetico a livello costruttivo, e quindi sia possibile staccarlo con semplicità.
Il braccio però è poco flessibile, rinuncia alla comodità del flip-to-mute e lo relega ad un tasto alla cui posizione dovrestee abituarvi, e la qualità audio non beneficia di un algoritmo di cancellazione del rumore personalizzabile.
In generale la qualità lascia un po' a desiderare considerando la fascia di appartenza, poiché le catture sono un po' metalliche. Potete ascoltare un test di registrazione dal link in basso.
Dopo un mese di utilizzo, posso dire che le Teufel Cage Pro non hanno veri e propri aspetti distintivi per cui sceglierle al posto di altre, perché fanno discretamente un po' di tutto, ma ovviamente splendono quando le si usa nei titoli compatibili con l'audio spaziale, come ad esempio Hellblade 2, ma anche Cyberpunk 2077 o Alan Wake 2.
Di sicuro funzionano molto bene anche nei giochi competitivi, oltre a quelli nei quali desiderate farvi avvolgere dalla spazialità.
Per il resto svolgono il loro dovere su qualsiasi fronte, sebbene ci sia un "ma" in ogni settore:
- Comfort: è molto più che sufficiente, non sono pesanti come altri modelli, ma non sarebbero la mia prima scelta nel caso in cui debba tenerle molto tempo in testa;
- Audio: piacevole, caldo, non bilanciato, eppure con bassi potenti e solide prestazioni spaziali;
- Software: l'app è disponibile solo su PC e ha sofferto di qualche bug durante i nostri test, ma c'è tutto l'essenziale per personalizzare il profilo sonoro;
- Microfono: fa il suo dovere, ma ci si aspettava decisamente di più. visto che la voce è un po' metallica per gli standard di questa fascia: non è nemmeno personalizzabile nel software;
- Autonomia: qui in realtà non ci sono "ma", si riesce a fare un'intera settimana lavorativa (e poco più) senza mai caricarle. C'è anche una modalità di risparmio energetico.
Le Teufel Cage Pro sono disponibili su Amazon Italia al prezzo di circa 199€, una cifra alta per quanto offerto. Si scontrano con le Turtle Beach Stealth 700 Gen 3, dotate di doppio ricevitore, e le Logitech G PRO X 2 LIGHTSPEED, che sono tra le nostre preferite. Sia chiaro, anche le Teufel hanno degli assi nella manica, ma saranno valorizzati meglio quando il prezzo calerà un po'.
Il sample è stato fornito da Teufel, che non ha avuto un'anteprima di questa recensione testuale e non ha fornito alcun tipo di compenso.
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Il nuovo iPhone SE 4 pronto a stupire: avrà la Dynamic Island?
Il nuovo iPhone SE 4 potrebbe davvero stupirci e arrivare con la Dynamic Island. Nelle ultime ore sono emersi nuovi dettagli sul prossimo iPhone economico di casa Apple. Dettagli che riguardano il design del dispositivo.
Il nuovo iPhone economico del 2025 è già stato oggetto di chiacchiere online. Dopo i dubbi sul suo nome effettivo, visto che oltre a iPhone SE 4 si vociferava che sarebbe potuto arrivare anche come iPhone 16E, apprendiamo cosa potrebbe riservarci in termini di design.
Questo perché il noto leaker Evan Blass ha condiviso nuovi dettagli sui prossimi dispositivi che lancerà Apple nel corso dell'anno, e tra questi troviamo anche iPhone SE 4. L'immagine che trovate in galleria è abbastanza indicativa.
Vediamo infatti una rappresentazione della parte frontale e posteriore dei prossimi modelli Apple ovvero, a partire da sinistra, iPhone SE 4, iPad Air con M3 (13 pollici), iPad Air con M3 (11 pollici), e iPad 11a generazione. Quello che ci interessa maggiormente in questo caso è proprio il nuovo iPhone SE 4.
Non è chiarissima l'immagine, ma dovrebbe mostrare la parte frontale di iPhone SE 4 contrassegnata dalla Dynamic Island. Questo viene confermato dalle parole dello stesso Blass, il quale indica di aver corretto i colori dell'immagine proprio per mettere in evidenza la presenza della Dynamic Island.
Questa sarebbe una grossa novità considerando la caratura dello smartphone. Un nuovo iPhone SE con Dynamic Island guadagnerebbe sicuramente appeal visto che, in favore di un prezzo competitivo, deve necessariamente rinunciare a un hardware di alto livello.
Rimane tutto da confermare, ma se così fosse allora ci troveremmo davanti a un iPhone SE 4 più simile a iPhone 16 di quanto ci saremmo aspettati. Torneremo sicuramente ad aggiornarvi non appena emergeranno ulteriori dettagli in merito.
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Rumor a sorpresa per Pixel 10a e Pixel 11: cosa sappiamo sui processori e non solo
Con largo anticipo apprendiamo dei primi rumor che riguardano Pixel 10a e Pixel 11. Quando ancora siamo in attesa di Pixel 9a (ecco quali sono i migliori smartphone sotto i 400 euro), e dei Pixel che arriveranno nella seconda parte dell'anno, arrivano i primi dettagli che riguardano gli smartphone di Google del 2026.
I Pixel stanno prendendo sempre più piede, e questo viene confermato anche dal numero di modelli che Google ha lanciato negli ultimi anni. Vediamo cosa ci riserva il 2026 nel mondo Pixel.
Nelle ultime ore infatti sono trapelati interessanti dettagli da Android Authority che riguardano Pixel 10a e Pixel 11. Sembra infatti che Google stia già lavorando a questi dispositivi, soprattutto su Pixel 10a. I rumor trapelati indicano infatti quali potrebbero essere i nomi in codice dei dispositivi, e anche con quali processori potrebbero debuttare.
Partiamo dai nomi in codice di Pixel 11. Anche per i top di gamma del 2026, Google ha scelto dei nomi in codice ispirati al mondo animale:
- Pixel 11 — "cubs" o "4CS4"
- Pixel 11 Pro — "grizzly" o "CGY4"
- Pixel 11 Pro XL — "kodiak" o "PKK4"
- Pixel 11 Pro Fold — "yogi" o "9YI4"
Dai nomi in codice apprendiamo che la configurazione di modelli sarà esattamente come quella che abbiamo visto per la serie Pixel 9 arrivata alla fine dello scorso: dunque, un modello base, un modello Pro che sarà accompagnata dalla variante XL, e un pieghevole (ecco quali sono i migliori pieghevoli del momento).
Sembra quindi che Google non intenda tornare indietro, e perseguire la strada dei quattro modelli differenti per Pixel 11, e prevedibilmente anche per i Pixel 10 che arriveranno quest'anno.
Oltre ai Pixel 11, trapelano i primi dettagli anche per Pixel 10a. Il medio-gamma che debutterà nel 2026 infatti sarà identificato con il nome in codice "stallion" (o anche "STA5"). Al momento rimane da capire quale processore integrerà: alcune voci indicano che Google potrebbe adottare nuovamente il Tensor G4, quello che già troviamo sui Pixel 9. Sarebbe una variante aggiornata, ma comunque basata su un processore lanciato tre anni prima.
Per quanto riguarda i Pixel 11, invece non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che arriveranno con il nuovo Tensor G5. Il lancio di questi modelli è ancora abbastanza lontano, pertanto le novità che sono appena trapelate potrebbero non concretizzarsi completamente, prendetele con le proverbiali pinze.
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Chi è Mr. Beast, lo YouTuber che vuole comprare TikTok
Mr. Beast, è il nome d'arte di Jimmy Donaldson: è uno dei volti più iconici di YouTube (e non solo). Classe 1998, il suo canale è il più seguito di YouTube, con 346 milioni di iscritti. Ma negli ultimi giorni Mr. Beast è tornato all'attenzione dei media per una ragione ben precisa: lo youtuber ha dichiarato di voler compraere TikTok, per risolvere definitivamente la questione del ban degli USA.
Mr. Beast è nato il 7 maggio 1998 a Greenville, Carolina del Nord, e ha iniziato la sua carriera su YouTube da giovanissimo, nel 2012. Quello che inizialmente era un canale dedicato a video casuali è diventato, nel corso degli anni, una macchina da miliardi di visualizzazioni, grazie a contenuti unici, sfide incredibili e atti di generosità notevoli.
Con 346 milioni di iscritti al suo canale principale (e molti altri distribuiti su canali secondari), Mr. Beast è oggi uno dei creatori di contenuti più seguiti al mondo. La sua popolarità non è solo il risultato di video spettacolari – come ricostruzioni di set iconici di film o sfide milionarie – ma anche del suo impegno verso cause benefiche.
Il successo di Mr. Beast è legato soprattutto al suo stile unico di creare contenuti. I suoi video spesso ruotano attorno a sfide surreali, come sopravvivere 50 ore sotto terra o vivere in un'isola deserta per settimane. Tra i suoi format più celebri ci sono anche le sfide con premi milionari, donazioni enormi a persone comuni o amici, e video che spingono i limiti della produzione creativa.
Ha ricreato set di serie e film famosi, come la celebre riproduzione del gioco di "Squid Game", che è diventata un fenomeno virale, con milioni di dollari investiti per rendere l'esperienza il più reale possibile.
Recentemente, ha ampliato il suo impero entrando nel mondo dello streaming con Amazon Prime Video. Mr. Beast ha lanciato un nuovo format in cui combina sfide ad alto budget con una narrazione più coinvolgente, portando il suo stile caratteristico su una piattaforma diversa.
L'idea che Mr. Beast possa acquistare TikTok sembra assurda, ma non impossibile.
TikTok, con oltre un miliardo di utenti attivi, è al centro di una battaglia geopolitica tra Cina e Stati Uniti, con il governo statunitense che minaccia di vietare l'app a causa di preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. Il 17 gennaio 2025, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato all'unanimità la validità del cosiddetto "TikTok ban", una legge che obbliga ByteDance, la società cinese proprietaria del popolare social network, a vendere la piattaforma a un acquirente non legato al governo cinese entro il 19 gennaio 2025.
Tuttavia, il presidente eletto Donald Trump ha annunciato l'intenzione di emettere un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente il divieto, concedendo a ByteDance un'estensione di 90 giorni per negoziare una vendita o una ristrutturazione della proprietà di TikTok. Trump ha proposto che gli Stati Uniti detengano una partecipazione del 50% nella piattaforma, garantendo così un maggiore controllo sulle sue operazioni e sulla gestione dei dati.
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Non solo Bluetooth: stanno per arrivare gli auricolari Wi-Fi
Non è la prima volta che parliamo di auricolari Wi-Fi, anzi: la prima volta che abbiamo sentito parlare di questa tecnologia, era il 2023. Ma adesso sembra che ci siamo, stavolta davvero: secondo Android Authority, Qualcomm avrebbe infatti confermato che i primi auricolari con tecnologia XPAN stanno per arrivare in commercio.
La trasmissione dell'audio via Wi-Fi ha senso soprattutto per un motivo: è più veloce rispetto al Bluetooth. La maggior velocità di trasmissione consentirà di riprodurre audio lossless (24-bit/96kHz), ma anche di avere latenza ridotta al minimo per i videogiochi. Anche se un'opzione di latenza ridotta è ormai disponibile su tutti i migliori auricolari Bluetooth, spesso per avere la miglior latenza bisogna rinunciare qualcosa in termini di qualità sonora, e viceversa. Con i nuovi auricolari con trasmissione audio via Wi-Fi, invece, non ci sarà più bisogno di compromessi tra qualità e latenza.
Questo sarà possibile grazie alla tecnologia Qualcomm XPAN (Expanded Personal Area Network), integrata nel chip audio Snapdragon S7 Pro. Gli auricolari che usano questo chip, se abbinati a smartphone con chip Qualcomm, potranno passare dal Bluetooth al Wi-Fi a seconda delle esigenze.
Le cuffiette stesse si potranno collegare alla rete Wi-Fi domestica, e la connessione potrà quindi avvenire su rete locale, ma la trasmissione via Wi-Fi potrà anche funzionare direttamente tra telefono e auricolari. Infine, ovviamente gli auricolari potranno comunque utilizzare il Bluetooth, ad esempio per le chiamate.
Secondo quanto riportato da Android Authority, i primi auricolari a utilizzare un chip Snapdragon S7 Pro (e supportare quindi la tecnologia XPAN) verranno messi in commercio a breve. Non abbiamo ancora informazioni su quali siano, e neppure su quale sia l'azienda produttrice.
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10 app gratis per Windows e Mac di cui non avete mai sentito parlare
Ci sono tantissime app gratuite in giro, ma quante di queste possono davvero migliorare la vostra esperienza d'uso su PC o Mac? Oggi vi presentiamo 10 software gratis utilissimi per Windows e macOS, capaci di farvi risparmiare tempo e fatica. Scommettiamo che molte di queste non le avete mai sentite nominare!
Abbiamo realizzato un video completo su YouTube per mostrare in azione tutte le app di cui parleremo in questo articolo. Lo trovate a seguire, pronto da guardare, dura meno di 10 minuti.
Avete presente la funzione "Anteprima" di macOS? Su Windows manca un'opzione del genere integrata a livello di sistema, ma niente paura: c'è QuickLook.
Installando quest'app su Windows, si può avere un comportamento simile a quello di Anteprima su macOS. Basta selezionare un file e premere la barra spaziatrice per ottenere un'anteprima rapida del contenuto, senza dover aprire altri programmi pesanti. QuickLook supporta immagini, PDF, video, audio e molto altro.
Potete scaricare gratuitamente QuickLook solo su Windows tramite questo link.
Se per lavoro o per hobby scrivete tanto, PhraseExpress potrebbe diventare il vostro miglior amico. Questo software di espansione del testo consente di automatizzare la scrittura usando abbreviazioni e macro.
Ad esempio, potete impostare una scorciatoia per inserire formule ricorrenti nelle email. L'app supporta anche formattazione avanzate e diversi modi d'azionamento del trigger. Con PhraseExpress, scrivere testi ripetitivi diventa un gioco da ragazzi. Il tutto è super personalizzabile e facile da usare.
Disponibile sia per Windows che macOS, si scarica gratis dal sito ufficiale.
Non importa quanto siate bravi a scrivere, un assistente alla grammatica può sempre fare comodo. LanguageTool è uno dei migliori correttori grammaticali sul mercato, capace di segnalare errori e migliorare lo stile di scrittura.
Compatibile con decine di lingue, incluso l'italiano, LanguageTool si integra con molte app e funziona anche nel browser tramite un'estensione dedicata. Perfetto per evitare brutte figure nei testi professionali.
Funziona su Windows e su macOS. Per installarlo basta andare su questa pagina.
Vi siete mai trovati nella situazione di dover rinominare decine o centinaia di file contemporaneamente? Il sistema integrato su Windows è utile, ma poco flessibile.
ReNamer risolve questo problema in modo elegante e veloce. Il software permette di creare regole di rinomina avanzate e di vedere un'anteprima del risultato finale, così non rischiate di combinare pasticci. Si possono anche combinare più regole insieme, per ottenere esattamente quello che vi serve in pochi clic.
Una piccola chicca disponibile solo per Windows. Si scarica a questo indirizzo.
Quando si tratta di modificare immagini in blocco, XnConvert è una delle migliori soluzioni sul mercato. Supporta oltre 80 tipi di azioni diverse, come ridimensionamento, compressione, regolazione del colore e aggiunta di watermark.
Se volete elaborare tante immagini in contemporanea, combinando più azioni in un singolo passaggio, questo strumento vi farà risparmiare un sacco di tempo.
Funziona sia su Windows che su Mac, potete scaricarlo da questa pagina.
Reinstallare tutti i software dopo l'acquisto di un nuovo PC (o dopo aver formattato quello vecchio) è una gran scocciatura, ma Ninite vi semplifica la vita.
Con pochi clic potete installare in blocco i programmi più comuni, senza intervento manuale, risparmiando tanto tempo e tanta fatica. Andate sul sito di Ninite, selezionate i software che vi interessano e scaricate l'eseguibile personalizzato per voi. Avviate l'installazione e poi al resto penserà lui: in pochi secondi installerà tutti i programmi scelti.
Ninite funziona solo per sistemi Windows, il sito ufficiale si trova a questo indirizzo.
Per quanto sia utile installare programmi, a volte è altrettanto importante sbarazzarsi di quelli inutili. Bulk Crap Uninstaller consente di disinstallare in massa più software contemporaneamente.
L'app è chiara, semplice e veloce. Offre anche la possibilità di eliminare chiavi di registro e file residui dopo la rimozione dei software. Permette di attuare una pulizia profonda del sistema, senza troppe complicazioni.
Si scarica gratis solo su Windows andando su questa pagina.
La memoria del vostro PC si riempie sempre troppo in fretta? Con WizTree potete analizzare il disco in un lampo e scoprire quali file occupano più spazio.
L'interfaccia semplice e intuitiva mostra una mappa visiva dei file, rendendo immediata l'individuazione dei "colpevoli". Ci sono anche altre tabelle più specifiche in cui è possibile cercare manualmente i file nelle cartelle di sistema. Un must-have per chi vuole fare ordine!
WizTree è compatibile solo con PC Windows e si scarica da questo link.
Proteggere le proprie password è fondamentale, e Bitwarden è uno dei migliori gestori di password gratuiti in circolazione. Potete salvare non solo password, ma anche passkey, carte di pagamento, identità e note sicure.
Tutti i dati sono sincronizzati nel cloud con crittografia end-to-end, quindi potete accedervi da qualsiasi dispositivo in totale sicurezza.
Bitwarden è infatti compatibile con Windows, macOS e con tanti altri sistemi. Ha anche app ed estensioni dedicate per smartphone e browser. Si scarica da questo indirizzo.
Passate tante ore davanti al PC? Allora dovreste provare f.lux. Questo software regola la temperatura del colore dello schermo in base all'ora del giorno, riducendo l'affaticamento visivo.
La funzione è simile alla "luce notturna" di Windows, ma molto più avanzata e personalizzabile. Perfetto per chi lavora di notte o ha problemi a prendere sonno dopo una lunga sessione al computer. Supporta anche la localizzazione, per regolarsi in automatico con gli orari di alba e tramonto, seguendo anche le stagioni.
Se volete provare f.lux su Windows o su macOS, potete scaricarlo da questa pagina.
Migliorate l'uso e le prestazioni del vostro PC con le nostre guide dedicate al mondo software. A seguire trovate alcuni esempi con i link diretti per leggerle subito.
- Come ripulire Windows senza installare software?
- Programmi per la pulizia di PC Windows e Mac
- Quali sono i migliori programmi gratis per editing foto?
- Come sapere quali programmi stanno inviando dati
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L'aspetto degli iPhone cambierà, per seguire Vision Pro
Secondo il famoso leaker Jon Prosser, iOS 19 sarà l'inizio di un cambiamento di interfaccia di iOS di iPhone, che col tempo diventerà più simile a quello di VisionOS, il sistema operativo di Apple Vision Pro.
Prosser sostiene di aver visto l'interfaccia dell'app Fotocamera, che su iOS 19 sarà al centro di un redesign completo. Ad esempio, in basso spariranno tutti i menu e ci sarà solo una selezione tra Foto e Video. Il box potrà poi essere allargato e mostrare opzioni contestuali: ad esempio, in modalità Video troveremo le funzioni Slow Motion e Cinema, mentre in modalità Foto avremo Panoramica, Stili e così via.
Ma al netto del redesign, forse l'aspetto ancor più interessante dell'intera vicenda è che la nuova UI vista da Prosser dovrebbe essere un'anticipazione del futuro di iOS. I menu stondati e traslucidi, così come l'animazione, ricordano molto l'interfaccia di VisionOS, il sistema operativo del visore di Apple (che però sembra non se la passi troppo bene).
Secondo Prosser, questa rinnovamento del design partirà dalle app di sistema (come Fotocamera), ma si estenderà lentamente a tutto il sistema operativo. Secondo quanto riferito, iOS 19 non sarà ancora radicalmente diverso rispetto quanto conosciamo: tuttavia, le modifiche all'interfaccia, che partiranno dalle app della mela, con le prossime versioni coinvolgeranno tutto il sistema operativo.
Come sempre, vi invitiamo a prendere le informazioni riportate con una certa dose di scetticismo: Jon Prosser è un leaker che si è dimostrato molto affidabile in passato e non ci sono grandi motivi per dubitare che la nuova Fotocamera che dice di aver visto possa arrivare effettivamente con iOS 19.
D'altra parte, anche se Apple dovesse adottare trasparenze e finestre seguendo il linguaggio visivo di VisionOS, non sappiamo se (né tanto meno quando) questo coinvolgerà tutto il sistema operativo, ad esempio con icone circolari e quant'altro.
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