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Updated: 2 hours 13 min ago

Un SSD portatile più piccolo di un Post-it: è adorabile e velocissimo

Wed, 01/08/2025 - 16:53

Il nuovo SSD portatile di Corsair potrebbe aver appena battuto il record mondiale di compattezza. Si chiama Corsair EX400U USB4 e come s'intuisce dal nome usa una connettività molto aggiornata, capace di spingerlo a velocità di trasferimento fino a 4.000 MB/s. In questo articolo vi forniamo tutti i dettagli su caratteristiche tecniche, funzionalità e prezzo.

Corsair EX400U USB4 è un prodotto dallo stile minimale che più minimale non si può. La scocca è a pianta quadrata, più piccola di quella di un classico Post-it. Anche lo spessore è molto contenuto, solo 12 mm, con un peso piuma di appena 383 grammi.

Sulla parte superiore c'è solo il logo Corsair, mentre su quella inferiore è presente un anello magnetico, compatibile con MagSafe, che permette di agganciarlo facilmente sul retro di un iPhone o su altri supporti.

L'uscita USB-C sul lato corto supporta la tecnologia USB4 (40Gbps) ma anche gli standard USB 3.2 Gen2 2x2 (20Gbps) e Thunderbolt 4. Come detto all'inizio, la velocità di trasferimento è molto alta: fino a 4.000 MB/s in lettura sequenziale e fino a 3.600 MB/s di scrittura sequenziale.

In confezione è fornito un cavo USB-C a USB-C da 30 cm, con supporto USB4 e fino a 60 W di alimentazione per i dispositivi compatibili. Il Corsair EX400U USB4 è totalmente plug-and-play: non ha bisogno di una fonte di alimentazione separata, basta collegarlo con il cavo ad un dispositivo compatibile e si alimenta in automatico.

Insomma, una scheda tecnica completissima, o quasi. Mancherebbe solo una protezione per la scocca contro gli urti e la certificazione per l'impermeabilità, usata su modelli concorrenti come i SanDisk Extreme SSD. Questo però avrebbe probabilmente fatto aumentare dimensioni e peso, cosa non desiderabile per un prodotto che fa della compattezza il suo vanto.

Corsair EX400U USB4 sarà disponibile sul mercato a partire dal 23 gennaio 2025 in diverse configurazioni di memoria, fino a 4 TB. A seguire trovate lo schema con i prezzi in euro per ogni modello.

  • Corsair EX400U USB4 (1 TB): 159,99€
  • Corsair EX400U USB4 (2 TB): 234,99€
  • Corsair EX400U USB4 (4 TB): 419,99€

Un prodotto così piccolo e così veloce è perfetto per chi vuole ottimizzare la produttività avanzata. Ad esempio, è molto utile per fotografi e videomaker che devono immagazzinare una grande mole di dati su supporti esterni, per trasferire foto e video in velocità.

La compatibilità con MagSafe e l'ingresso USB-C lo rendono anche facile da usare con smartphone, tablet, notebook e qualsiasi dispositivo mobile, dunque la versatilità è assicurata.

Se volete scoprire cosa sta succedendo al CES 2025 di Las Vegas, ecco la nostra selezione con alcune delle notizie più interessanti arrivate sinora. Dal primo link potete accedere alla nostra sezione dedicata con tutte le novità.

L'articolo Un SSD portatile più piccolo di un Post-it: è adorabile e velocissimo sembra essere il primo su Smartworld.

La combo gaming più costosa di sempre: ASUS ROG Azoth Extreme e ROG Harpe Ace Extreme

Wed, 01/08/2025 - 16:12

ASUS ROG Azoth Extreme si distingue fin da subito per il suo design elegante e la qualità costruttiva premium. La tastiera presenta un layout ANSI USA al 75%, una scelta che riduce l'ingombro complessivo eliminando il tastierino numerico, mantenendo al contempo tutti i tasti principali e quelli funzionali. Una configurazione, quella 75%, apprezzata soprattutto dai gamer, visto che permette posizionamenti diversi di mouse e tastiera sulla scrivania. Peccato però che non sia una ISO ITA.

Il telaio della ROG Azoth Extreme è realizzato in lega di alluminio e metallo, conferendo alla tastiera una sensazione di robustezza superiore. Si parla di circa 1,5 kg. Un ulteriore elemento che salta all'occhio è il poggiapolsi esteso incluso nella confezione. Realizzato in silicone morbido, offre un supporto eccellente per i polsi, anche se si tratta di una posizione che risulta più comoda in ambito gaming che in fase di digitazione. Oltre al poggiapolsi, a livello ergonomico vanta piedini magnetici per permettono di regolare la struttura a 0, 6 o 9°. Carino il fatto che siano magnetici, ma se spostate spesso la tastiera per adattarla a giochi diversi (o semplicemente perché volete cambiare posizione) si staccano un po' troppo facilmente.

Altra caratteristica distintiva è il display OLED da 1,47 pollici integrato sulla parte superiore sinistra della tastiera. Questo piccolo schermo non è solo un vezzo estetico: può mostrare la temperatura della CPU, la velocità delle ventole, il livello di batteria e persino animazioni personalizzate. È un dettaglio che arricchisce ulteriormente l'esperienza d'uso, soprattutto per gli utenti che amano monitorare in tempo reale lo stato del proprio sistema. Ah, è anche touch. Non è un vezzo estetico, ma allo stesso tempo lo è.

Tralasciamo l'estetica e scendiamo più nel dettaglio sulle sue doti da tastiera meccanica. ROG Azoth Extreme utilizza switch meccanici ROG NX Snow, lineari pre-lubrificati in fabbrica, una caratteristica solitamente apprezzata dagli appassionati di tastiere meccaniche custom. Questo accorgimento riduce il rumore durante la pressione dei tasti e migliora la fluidità della digitazione, garantendo un'esperienza più silenziosa e piacevole rispetto agli switch standard.

Ogni switch ha un punto di attuazione di 1,8 mm, ideale per una risposta rapida senza la necessità di premere a fondo il tasto, mentre la forza di attuazione è di 40 grammi. Visto anche il prezzo di listino, non avrebbe guastato vedere l'introduzione di switch magnetici (tipo quelli visti su questo modello). Se non altro siamo di fronte a un modello hot-swappable, che permette di cambiare gli switch abbastanza rapidamente.

Una delle innovazioni più interessanti introdotte da ASUS in questa tastiera è il sistema di ammortizzazione a guarnizione regolabile. Tramite un selettore posto sul fondo della tastiera, l'utente può scegliere tra due modalità di flessibilità della struttura interna:

  • Modalità Hard: per chi preferisce una digitazione più rigida, simile a quella di tastiere tradizionali o da ufficio.
  • Modalità Soft: per una digitazione più morbida e ammortizzata, ideale per ridurre l'impatto durante l'utilizzo prolungato.

In tutto questo la tastiera offre anche triplice modalità di connessione:

  • USB-C cablata
  • Wireless SpeedNova (2,4 GHz): una tecnologia proprietaria di ASUS che assicura una latenza ultra-bassa con un polling rate di 8000 Hz
  • Bluetooth: per una connessione rapida e versatile a più dispositivi, come tablet, smartphone e laptop.

Salta all'occhio l'elevatissimo polling rate, ma attenzione: serve hardware degno di questo nome per sfruttarlo al massimo.

Altre caratteristiche degne di nota:

  • Illuminazione RGB per-key: Ogni tasto dispone di un LED RGB indipendente, configurabile tramite Armoury Crate per creare effetti luminosi personalizzati o sincronizzati con altri dispositivi ROG.
  • Tasti PBT doubleshot: I keycap sono realizzati in PBT doubleshot, un materiale resistente e durevole che non si usura facilmente nel tempo e garantisce una sensazione piacevole al tatto.
  • Autonomia fino a 1.600 ore con retroilluminazione disattivata e Bluetooth. Se la usate in Wi-Fi a 8.000 Hz con retroilluminazione e schermo OLED al massimo si parla di qualche giorno di utilizzo.

Diciamo che ci sono stati dei passi in avanti rispetto alla prima ROG Azoth, sia a livello di presentazione del prodotto che di funzionalità. Il polling rate è finalmente degno di una tastiera gaming di questa fascia di prezzo, il selettore di morbidezza della feeling della tastiera è una figata che non si trova praticamente in nessun altro modello, e in generale tutta la qualità costruttiva e le varie accortezze applicate da ASUS si fanno sentire.

Tutto molto bello, ma si parla di 559,99€ di prezzo di listino. Sono 259€ in più della prima Azoth. È un investimento enorme, soprattutto considerato che ci sono modelli con scocca in metallo, switch magnetici a effetto Hall e 8.000 Hz di polling rate a prezzi che si aggirano tra i 150 e i 200€. Va bene il display OLED touch, va bene il supporto ad ARMOURY e l'ecosistema ROG, va bene la morbidezza regolabile, ma 559,99€ sono tanti anche nel campo delle tastiere meccaniche custom più costose e rare.

Sito ufficiale

Per quanto possa sembrare strano, riesco quasi più a giustificare l'altrettanto enorme spesa prevista per il mouse ROG Harpe Ace Extreme che l'investimento richiesto per la Azoth Extreme. Questo perché se il campo delle tastiere meccaniche negli ultimi anni ha già fatto passi in avanti notevoli, quello dei mouse procede forse un po' più a rilento. ROG Harpe Ace Extreme invece è la summa di tutte le caratteristiche al top che potremmo sperare di trovare su un mouse da gioco.

Il design del ROG Harpe Ace Extreme è simmetrico, anche se pensato per destrorsi visti i tasti aggiuntivi sul fianco sinistro, con una scocca realizzata in fibra di carbonio composita. Questo materiale, noto per il suo elevato rapporto resistenza/peso, conferisce al mouse una robustezza notevole senza compromettere la leggerezza. Le dimensioni sono di 127,5 mm in lunghezza, 63,7 mm in larghezza e 39,6 mm in altezza, rendendolo adatto a diverse tipologie di impugnatura. Ma la cosa più notevole appunto è il peso: 47 grammi, praticamente un record.

La superficie presenta una finitura opaca con il caratteristico motivo intrecciato della fibra di carbonio; il grip è discreto, e non si percepisce l'intreccio. I pulsanti principali utilizzano switch ottici ROG con una durata stimata di 100 milioni di clic, garantendo una risposta tattile precisa e una lunga durata nel tempo.

Sotto troviamo sensore ottico ROG AimPoint Pro, capace di raggiungere una risoluzione massima di 42.000 DPI, una velocità di tracciamento di 750 IPS e un'accelerazione fino a 50G. Difficile fare di meglio da questo punto di vista. Pensate che per aumentare la scorrevolezza in confezione trovate anche un set di cuscinetti in vetro Gorilla Glass da applicare sul fondo del mouse.

Altra caratteristica distintiva di questo mouse è la possibilità di impostare un polling rate fino a 8.000 Hz, grazie al ROG Polling Rate Booster incluso, un dongle aggiuntivo a cui connettere il ricevitore USB classico. Anche da questo punto di vista quindi siamo al top.

Tre le modalità di connessione: cablata, Bluetooth 5.1 e Wi-Fi con tecnologia ASUS SpeedNova. Se non volete dipendere dalla batteria, potete usare il cavo in Paracord in dotazione (praticamente 0 attrito, provare per credere) in combinazione con il Polling Rate Booster.

A proposito dell'autonomia, si parla di 53 ore circa con illuminazione LED della rotella accesa e Wi-Fi a 8.000 Hz. Si arriva a un massimo di 91 ore in Bluetooth con il LED spento.

Insomma: simmetrico, leggerissimo, con un sensore allo stato dell'arte, con switch ottici duraturi e 8.000 Hz di polling rate, e con un discreto livello di autonomia, soprattutto considerato il peso e le dimensioni ridotte. Si lascia usare che è un piacere, e si sente di avere per le mani un dispositivo premium.

Il prezzo è salato, inutile girarci intorno. Si parla di 279,99€, ma c'è anche da dire che è un pelo più difficile trovare caratteristiche simili tra i mouse dei marchi più blasonati. Se invece si scomodano marchi cinesi decisamente meno conosciuti potreste trovare qualcosa di simile a prezzi quasi irrisori, ma scordatevi il supporto software che può avere un mouse ROG.

Sito ufficiale

Il sample per questa recensione è stato fornito da ASUS, che non avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

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L'antifurto nella batteria è la nuova buona idea per evitare il furto della bici elettrica

Wed, 01/08/2025 - 15:37

Di modi per proteggere la propria bici dai furti ce ne sono tanti, ma quello che si è inventato Bosch è davvero particolare. La nuova tecnologia lanciata al CES 2025 di Las Vegas riguarda il comparto eBike e si chiama Battery Lock: è una funzione antifurto integrata direttamente nella batteria della bici elettrica, in grado di bloccare il motore grazie al sistema intelligente di Bosch. Detto così sembra un po' strano, eppure le potenzialità sembrano molto interessanti, quindi vediamo insieme di cosa si tratta.

Il meccanismo di Battery Lock promette di proteggere non il corpo della bici, ma la batteria stessa. La protezione digitale è integrata nel sistema intelligente delle bici appartenenti alla serie Bosch eBike Systems, dunque funziona sui modelli di batterie PowerTube e PowerPack.

Attivando l'apposita opzione Battery Lock nell'app ufficiale eBike Flow, la batteria viene bloccata in automatico ogni volta che la bici viene spenta.

In caso di furto, la batteria (bloccata dalla sua protezione digitale) non può più essere utilizzata. Se viene montata su un'altra bici con sistema intelligente, la bici la riconosce e disattiva il motore a pedalata assistita, rendendola dunque inutilizzabile.

Questo significa, tra l'altro, che è impossibile rivendere la batteria rubata, perché semplicemente non funzionerà su nessun'altra bici.

Dall'app eBike Flow è possibile anche scegliere con quali bici condividere la chiave di sblocco, in modo da poter comunque continuare a usare la batteria su più di una sola bici.

L'idea d'integrare un meccanismo di blocco digitale direttamente nella batteria della propria eBike non è affatto male. Una soluzione del genere va ad integrarsi al meglio con le altre protezioni già fornite dai sistemi Bosch eBike Systems, come eBike Lock e eBike Alarm, creando uno scudo digitale che copre tutte le singole parti della bici e avvisa in caso di furto.

Quello che non torna è però il prezzo da pagare, in senso letterale. La funzione Battery Lock non è gratuita, ma per utilizzarla è necessario abbonarsi al servizio a pagamento Flow+. Inoltre, sarà necessario attendere almeno fino all'estate 2025 prima di poterla utilizzare.

Le bici elettriche di Bosch non sono certo tra le più economiche sul mercato, tutt'altro, ed è naturale che l'azienda fornisca sistemi di protezione dai furti e dagli attacchi malevoli. Far pagare all'utente il prezzo di questa protezione è però un po' troppo: c'è il rischio di trasformare una buona idea molto utile in un ennesimo piccolo "optional" snobbato dalla maggior parte dell'utenza, e sarebbe un vero peccato.

Se volete scoprire cosa sta succedendo al CES 2025 di Las Vegas, ecco la nostra selezione con alcune delle notizie più interessanti arrivate sinora. Dal primo link potete accedere alla nostra sezione dedicata con tutte le novità.

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Withings presenta lo specchio della nostra salute: come funzionerà Omnia

Wed, 01/08/2025 - 14:32

Al CES di Las Vegas c'è anche Withings, l'azienda che ha mostrato per la prima volta Omnia. Si tratta di un prodotto particolarmente innovativo, il quale mira a coordinare e sincronizzare tutti i dati sulla salute provenienti da dispositivi indossabili (ecco i migliori smartwatch del momento).

Withings Omnia in realtà fa anche di più, con il supporto ovviamente dell'intelligenza artificiale. Si tratta però ancora di un concept, ovvero di un'idea di dispositivo che è ancora in fase di sviluppo.

Le immagini che trovate nella galleria ci forniscono un'idea di cos'è Omnia. Il dispositivo appena presentato da Withings appare quindi come uno schermo estensivo, un po' come uno specchio, che fornisce informazioni dettagliate sul monitoraggio dei nostri parametri fisiologici.

Omnia infatti prevede di raccogliere e sincronizzare i dati registrati dai dispositivi indossabili che fanno parte dell'ecosistema di Withings. Successivamente, la sua intelligenza artificiale si occuperà di organizzare ed elaborarli per fornire agli utenti delle informazioni chiare e dettagliate sul proprio stato fisico e di salute.

Per fare qualche esempio pratico, Withings Omnia sarà in grado di fornire informazioni sullo stato di salute del cuore, del metabolismo, del sonno, dell'alimentazione e del peso. Si tratta di informazioni che deriveranno dal monitoraggio continuo fatto combinando dati acquisiti dai dispositivi indossabili connessi e quelli raccolti da Omnia stesso. Si parla di circa 60 segnali registrati dal nostro corpo che verranno raccolti ed elaborati da Omnia in maniera continua.

Il dispositivo sarà dotato anche di AI Vocal Companion, con il quale sarà possibile avere una guida e un feedback personalizzato in merito al proprio stato fisico e alle attività fisiche che vengono svolte giornalmente.

Trattandosi di un concept, il prodotto non è ancora sul mercato. Withings prevede infatti di rilasciare Omnia sul mercato per il 2026. Torneremo sicuramente ad aggiornarvi non appena emergeranno ulteriori dettagli sul suo lancio.

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I Pixel 4a ricevono un aggiornamento inaspettato, e (per alcuni) la sostituzione della batteria

Wed, 01/08/2025 - 13:58

I Pixel 4a sono ancora vivi! A distanza di quasi un anno e mezzo dalla fine del supporto, Google rilascia un aggiornamento per l'amatissimo telefono, oltre a un programma di sostituzione della batteria (o equivalente compenso economico) per alcuni dispositivi.

La casa di Mountain View ha infatti annunciato l'avvio di un "Programma sulle prestazioni di batteria di Pixel 4a", inteso a migliorare "la stabilità delle prestazioni della batteria". 

Per questo motivo, a partire da oggi, 8 gennaio 2025, tutti i Pixel 4a (non i modelli 5G) riceveranno un aggiornamento basato su Android 13 (l'ultima versione di Android disponibile per il telefono) via OTA.

In teoria gli utenti interessati avrebbero dovuto ricevere un'email da Google con il soggetto "Cambiamenti in arrivo per il tuo Pixel 4a", ma noi non l'abbiamo ricevuta. 

Il dispositivo dovrebbe scaricare automaticamente l'aggiornamento non appena lo riceverà e sarà carico e connesso a internet. Al termine della procedura, si riavvierà in autonomia. 

Nondimeno, è possibile controllare manualmente andando nelle Impostazioni, toccando Sistema e selezionando Aggiornamento software. Qui, se presente, bisogna toccare Scarica per installarlo. 

Non è chiaro cosa faccia l'aggiornamento (abbiamo installato la nuova LineageOS 22.1 con Android 15), ma è possibile che riduca la capacità della batteria per preservarla e impedire comportamenti imprevisti o spegnimenti (un po' come successo con gli iPhone nel 2017, con la differenza che Google offrirà una compensazione).

Google avverte che per alcuni dispositivi l'aggiornamento includerà nuove funzionalità di gestione della batteria per migliorarne la stabilità delle prestazioni. Questo avrà un effetto sull'autonomia, oltre che sulla velocità di ricarica o una modalità di visualizzazione diversa della capacità della batteria nell'indicatore del livello batteria.

Per questi dispositivi (e solo per questi), la GrandeG ha previsto un programma di compensazione, che prevede la sostituzione gratuita della batteria o, in alternativa, un pagamento diretto di 50 dollari in valuta locale (48,59 euro al cambio attuale), o un codice sconto di 100 dollari in valuta locale (97,17 euro) da utilizzare per l'acquisto di un telefono Pixel sul Google Store. 

Per sapere se il vostro Pixel 4a è idoneo una delle opzioni di compensazione, dovete andare a questa pagina entro l'8 gennaio 2026 (esatto, abbiamo un anno di tempo).

Confermate di avere effettuato l'accesso con l'account corretto e cliccate su Continua (non sappiamo se l'account debba essere quello che ha effettuato l'acquisto, ma nelle nostre prove non sembra fare differenza). 

Ora inserite il codice IMEI del telefono (ecco come trovarlo) e cliccate su Continua. Se il telefono non dovesse risultare idoneo (come nel nostro caso), apparirà la scritta Non idoneo

Altrimenti potrete proseguire e scegliere la procedura di compensazione. Tenete presente che la sostituzione della batteria è disponibile solo nelle località idonee (non sappiamo se sia inclusa l'Italia) e presso i Centri riparazioni aperti al pubblico negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Germania, a Singapore e in India.

Inoltre la riparazione con spedizione è disponibile solo per i clienti negli Stati Uniti, quindi da noi, se disponibile, bisognerà pagare la spedizione e probabilmente converrà scegliere il rimborso. 

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C'è un nuovo tool che può sbloccare ogni Kindle

Wed, 01/08/2025 - 13:46

I Kindle sono sicuramente tra i migliori ebook reader in commercio (qui trovate la recensione dell'ultimo Kindle base!), ma non sono famosi per avere un ecosistema aperto, anzi. Da anni esiste la possibilità di "sbloccarli", ossia eseguire un jailbreak per installare software non autorizzato di terze parti, ma mai era stato così immediato come con WinterBreak.

WinterBreak è infatti un tool rilasciato pochi giorni fa che spicca per la capacità di eseguire il jailbreak su qualsiasi Kindle, con qualsiasi firmware. Funziona con tutti i Kindle a partire da quello di 5° generazione (del 2012), con la sola eccezione del Kindle ColorSoft, non (ancora) supportato. 

Considerando che per eseguire il jailbreak si sfruttano delle falle del dispositivo (exploit), è estremamente raro riuscire a creare un tool che permetta di sbloccare ogni dispositivo. Secondo quanto dichiarato dall'autore, l'exploit utilizzato per il jailbreak è di tipo software, non è ancora stato fixato da Amazon ed è presente su tutte le versioni firmware rilasciate finora negli ultimi dieci anni e più.

Il motivo principale per cui molti utente scelgono di eseguire il jailbreak sul proprio Kindle (o su altri dispositivi) è poter installare KoReader

KoReader è un software open source per la lettura di ebook e documenti, sviluppato da volontari in tutto il mondo e ottimizzato per gli ebook reader. 

Oltre all'ampio supporto a qualsiasi tipologia di file, KoReader è soprattutto apprezzato per il supporto a servizi cloud (come Dropbox) e per la sincronizzazione con Calibre (famoso e apprezzato gestore di ebook per PC e Mac).

Ovviamente non si limita tutto a KoReader: ci sono molti altri software che è possibile installare dopo aver sbloccato il Kindle, che rimane comunque utilizzabile anche con il launcher e le app di default.

Come ogni forma di jailbreak, anche questa di Kindle comporta dei rischi.

Potete trovare le istruzioni su come fare su questa wiki, ma non vi suggeriamo di eseguire il jailbreak, specialmente se non sapete cosa state facendo. 

Tenete presente che eseguire questo genere di operazioni invalida la garanzia e, anche se è raro che succeda, potrebbe portare a un brick completo (ossia rendere il dispositivo completamente inusabile) se non eseguita correttamente.

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Il primo aggiornamento del 2025 di Android Auto non è pensato per... le auto!

Wed, 01/08/2025 - 13:21

È in distribuzione il primo aggiornamento di Android Auto del 2025, seppure ancora in beta, che dà alcune chiare indicazioni su come Google miri a far diventare il suo sistema di infotainment sempre più universale.

In Android Auto 13.5 sparisce infatti la parola "auto", rimpiazzata da "veicolo", questo perché Android Auto si adatterà sempre meglio a ogni mezzo, non solo a quattro ruote.

Le immagini qui sotto, che abbiamo appena screenshottato (passateci il termine orribile), parlano chiaro: alcune parti sono in inglese proprio perché sono state appena modificate e ancora non sono state tradotte in italiano.

All'interno dell'APK di Android Auto 13.5 sono state scoperte anche nuove icone specifiche per motociclette, suggerendo che Google stia sviluppando un'interfaccia ottimizzata anche per questi mezzi. Purtroppo però questa è solo una supposizione e non abbiamo alcuna immagine di come potrebbe essere da mostrarvi.

L'idea può sembrare strana a primo acchito, ma molte motociclette moderne sono già dotate di display digitali e sistemi di connettività. Un'integrazione diretta di Android Auto offrirebbe un'interfaccia unificata per navigazione, musica e chiamate, migliorando la sicurezza e la praticità per i motociclisti, quindi è normale che Google ci stia pensando.

C'è poi un'altra novità interessante nell'ultima versione di Android Auto: il supporto per le risoluzioni fino a 2560x1440 e 3840x2160, pensate per display di grandi dimensioni, come quelli dei veicoli di fascia alta, che hanno schermi sempre più grandi.

Il 2025 inizia insomma col vento in poppa per Android Auto, che vuole essere al centro dell'intrattenimento per l'attuale e prossima generazione di veicoli, qualunque essi siano.

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Facebook e Instagram: addio al fact-checking e ad alcune policy sull'incitamento all'odio, ma cambia qualcosa in Italia?

Wed, 01/08/2025 - 13:04

Con un video pubblicato su Facebook e Instagram, Mark Zuckerberg, presidente e amministratore delegato di Meta, ha annunciato la chiusura del programma di fact-checking lanciato nel 2016 per i suoi social.

Il programma, che prevedeva la collaborazione con partner indipendenti da tutto il mondo certificati dall'International Fact-Checking Network (IFCN), aveva come scopo identificare e revisionare i tentativi di disinformazione che oramai popolano un po' tutti i social network, in modo da evidenziarli sui canali di casa Meta.

Citando la piena libertà di espressione e un'esigenza di tornare alle radici di Facebook e Instagram, il fondatore di Meta ha deciso di staccare la spina al fact-checking, sostituendolo con un sistema in parte ispirato a quello sfruttato da Elon Musk su X. Non solo, Zuckerberg ha accusato i fact-checker che lavorano con enti che collaboravano con Meta fino a poco fa di essere "politicamente faziosi", sottolineando come una parte significativa dei contenuti rimossi dal sistema fosse in realtà stata eliminata per errore.

Con il nuovo approccio, la moderazione sarà affidata agli stessi utenti attraverso un sistema simile alle Community Notes di X. Se funzioneranno in modo simile, anche su Facebook e Instagram utenti ritenuti idonei o degni di fiducia potranno valutare la veridicità delle informazioni aggiungendo delle note ai post.

Non essendoci un ente preposto o veri esperti degli argomenti, bensì utenti ritenuti affidabili dalla piattaforma, il rischio è che la disinformazione su fatti scientifici o di attualità dilaghi più di prima. La speranza ovviamente è che la community si autoregoli.

Negli Stati Uniti le cose potrebbero essere ancora più drastiche, visto che Zuckerberg, in un post su Threads, ha annunciato di voler spostare il suo team di moderazione dei contenuti dalla California al Texas, perché a quanto pare in tanti erano convinti che i dipendenti fossero troppo di parte e che censurassero eccessivamente i contenuti.

Nello stesso thread su Threads (scusate la ridondanza) c'è anche un altro punto fondamentale: "Semplificare le nostre politiche sui contenuti ed eliminare le restrizioni su argomenti come l'immigrazione e il gender".

Negli Stati Uniti vari portali hanno studiato a fondo le nuove policy di condotta sull'incitamento all'odio, e ci sono novità di non poco conto. Qualche esempio? Tra le nuove aggiunte ci sono:

  • Si potrà parlare di malattie mentali o anormalità in relazione all'orientamento sessuale degli individui o al genere sessuale in cui si identificano. Meta giustifica questo nuovo approccio considerando che il dibattito politico e religioso su temi come il transgenderismo e l'omosessualità spesso include l'uso di termini come "strano" in modo non serio o dispregiativo. Di conseguenza, tali affermazioni non verranno automaticamente rimosse, poiché riflettono un linguaggio comunemente utilizzato in contesti di discussione pubblica.
  • Sono consentiti anche contenuti che sostengono limitazioni lavorative basate sul genere, per ruoli come militari, forze dell'ordine e insegnanti. Saranno inoltre permessi contenuti che impongono restrizioni basate sull'orientamento sessuale, purché tali affermazioni siano giustificate da convinzioni religiose. In questo modo, Meta intende rispettare il diritto di espressione legato alla fede.

È stata poi rimossa una sezione delle politiche di Meta che bandiva del tutto contenuti che puntavano a deumanizzare persone transessuali o non binarie o contenuti che si riferivano alle donne come "oggetti domestici, o proprietà, od oggetti in generale".

Come accennato poco fa, e come riportato anche in una nota del nuovo responsabile delle policy di Meta, Joel Kaplan, si parla anche della rimozione delle restrizioni anche sul tema dell'immigrazione. Kaplan sostiene che se temi del genere (gender, immigrazione, e simili) possono essere trattati liberamente in TV o nel Congresso degli Stati Uniti, allora anche le piattaforme di Meta devono poter offrire lo stesso grado di libertà.

Il dubbio che in molti si sono posti è: si sta davvero parlando di libertà di parola e di un ritorno alle radici dei due social network, o è un modo per allinearsi alle future politiche del nuovo Presidente degli Stati Uniti?

E soprattutto: cosa succederà in Europa? Dalla risposta a questa domanda si arriva anche alla risposta alla domanda "cosa cambia per gli utenti che frequentano Facebook e Instagram?".

Queste modifiche annunciate da Zuckerberg e colleghi riguarderanno prevalentemente gli Stati Uniti, almeno per ora. In Europa vigono regole diverse, e per il momento non sono previsti cambiamenti immediati al codice di condotta su Facebook e Instagram. Anzi, un portavoce della Commissione Europea ha dichiarato che l'Europa monitorerà attentamente la conformità delle piattaforme ai requisiti imposti dal Digital Services Act. Di conseguenza per noi in Italia al momento cambia poco o nulla.

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Schermi grossi e tanta potenza, arrivano le console handheld Nitro Blaze 8 e Blaze 11

Wed, 01/08/2025 - 12:29

Anche Acer si butta a capofitto nel mercato delle console handheld con due nuovi modelli: Nitro Blaze 8 e Nitro Blaze 11. Sono stati entrambi appena lanciati al CES 2025 di Las Vegas e hanno già fatto parlare di loro, perché le specifiche tecniche e i prezzi sono ben diversi rispetto a tante altre console portatili che abbiamo visto negli ultimi mesi. Scopriamo tutti i segreti delle nuove Nitro Blaze in questo articolo.

  • Processore:
    • Modello: AMD Ryzen 7 8840HS (8 core / 16 thread)
    • Cache: 24 MB
    • Frequenza: fino a 5.1 GHz (max boost)
    • NPU: AMD Ryzen AI (fino a 39 AI TOPS)
  • Grafica:
    • GPU: AMD Radeon 780M
    • Frequenza: fino a 2.7 GHz
    • Architettura: AMD RDNA 3 (12 CU)
  • Schermo: IPS WQXGA (2560 x 1600), 500 nit
    • Nitro Blaze 8: 8,8", 144 Hz, 97% DCI-P3
    • Nitro Blaze 11: 10,95", 120 Hz, 98% DCI-P3
  • RAM: 16 GB LPDDR5X SDRAM (7.500 MT/s)
  • Memoria interna: M.2 PCIe Gen 4 NVMe SSD (fino a 2 TB)
  • Porte:
    • USB4 Type-C (40 Gbps)
    • USB 3.2 Type-C
    • USB 3.2 Type-A
    • Slot Micro SD Card (SDHC)
  • Controllo e Input:
    • Tasti A B X Y
    • D-Pad
    • LS/RS Hall effect sticks
    • LB/RB Bumpers
    • LT/RT Hall effect triggers
    • Tasto alimentazione, volume, view, menu
    • Tasto Acer Game Space, quick menu button, tasti Macro
  • Audio:
    • Speaker: 2 x 2W
    • Microfono: 2 x D-Mic
    • Jack audio: 3.5 mm CTIA
  • Batteria: 55 Wh Li-Polymeri
  • Alimentatore: Type-C AC Adapter
    • Nitro Blaze 8: 65 W
    • Nitro Blaze 11: 100 W
  • Connettività:
    • Wi-Fi 6E
    • Bluetooth 5.3
  • Sistema operativo: Windows 11 Home
  • Software:
    • Acer Game Space
    • PC Game Pass (3 mesi)
  • Dimensioni:
    • Nitro Blaze 8: 30,5 (W) x 13,4 (D) x 2,2 (H) cm
    • Nitro Blaze 11: 36,4 (W) x 17,1 (D) x 1,59 (H) cm
  • Peso:
    • Nitro Blaze 8: 720 g
    • Nitro Blaze 11: 1.050 g

Le due nuove console portatili di Acer arrivano a qualche mese di distanza dalla Nitro Blaze 7, presentata ad IFA 2024 lo scorso settembre. Ne ricalcano in pieno le specifiche, anche se per l'estetica ci sono diversi cambiamenti.

La lunga scheda tecnica che abbiamo riportato in alto evidenzia un dato confortante: Nitro Blaze 8 (GN782U) e Nitro Blaze 11 (GN7112U) sono due console molto simili, soprattutto a livello hardware.

Le uniche grandi differenze sono quelle relative a schermo (8,8" vs 11,95"), dimensioni, peso, potenza dell'alimentatore fornito in confezione (65 vs 100 W) e soprattutto controlli, che solo sulla Blaze 11 sono staccabili dal corpo della console, in stile Nintendo Switch.

Le dimensioni sono una caratteristica da non sottovalutare, perché le nuove Blaze sono tra le più ampie nel panorama handheld. Blaze 8 utilizza uno schermo che dovrebbe essere identico a quello di Lenovo Legion Go, mentre l'enorme display da 11" di Blaze 11 è molto più raro da trovare su una console portatile.

Il processore utilizzato da Acer non è il nuovo AMD Ryzen Z2, fatto apposta per le console portatili, ma il meno recente AMD Ryzen 7 8840HS, un chip solitamente utilizzato sui notebook e sui mini PC, oltre che sulla già citata Nitro Blaze 7.

La grafica integrata AMD Radeon 780M supporta tutte le tecnologie più avanzate per l'ottimizzazione del frame rate, come Radeon Super Resolution e AMD FidelityFX Super Resolution (FSR). Grazie a questo, le prestazioni dovrebbero essere di buon livello anche con giochi che richiedono molte risorse.

Ovviamente il supporto al sistema Windows 11 apre le porte all'installazione dei giochi da qualsiasi store (Steam, Epic Games Store, GOG) e l'uso dei servizi cloud (GeForce Now, Amazon Luna). Sulle console è preinstallato il software Acer Game Space, che permette di ottimizzare la gestione della libreria.

Le nuove console portatili di Acer con sistema Windows 11 hanno prezzi abbastanza alti e saranno disponibili solo tra qualche mese.

  • Nitro Blaze 8: 999€ (disponibile da marzo)
  • Nitro Blaze 11: 1.199€ (disponibile dal Q2)

Acquistando uno dei due modelli riceverete in regalo 3 mesi di abbonamento a PC Game Pass, con tutti i vantaggi associati a questo servizio.

La scelta di puntare su un processore potente e su schermi molto ampi ha certamente influito molto sui prezzi di listino, che al momento sono superiori a quasi tutte le altre console handheld Windows sul mercato (ROG Ally, MSI Claw, Legion Go).

Se consideriamo anche il prossimo arrivo delle nuove versioni delle console di tutti i marchi principali, per le Nitro Blaze lo spazio di manovra potrebbe essere molto ridotto. Sicuramente possono essere una soluzione ideale per chi vuole giocare su display grossi (anche troppo), ma serviranno sconti sostanziosi per farle diventare accattivanti.

Se volete scoprire cosa sta succedendo al CES 2025 di Las Vegas, ecco la nostra selezione con alcune delle notizie più interessanti arrivate sinora. Dal primo link potete accedere alla nostra sezione dedicata con tutte le novità.

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È ufficiale: Meta Quest Pro non è più in vendita. Il mercato verso visori economici, o occhiali

Wed, 01/08/2025 - 12:07

La notizia non sorprende nessuno, ma ora è ufficiale: Meta Quest Pro non è più in vendita sul sito di Meta. Il visore per la realtà virtuale, lanciato nel 2022 come vetrina delle capacità dell'azienda, non ha mai avuto infatti un gran successo commerciale.  

Il prezzo di partenza, 1799,99 euro, era sicuramente giustificato da una dotazione tecnica che non aveva eguali sul mercato (al netto di problemi come il peso e schermi non eccezionali) e che voleva essere la porta d'ingresso alla realtà mista.

Meta Quest Pro è stato infatti il primo dispositivo a offrire il passth-rough a colori (per vedere il mondo reale), lenti pancake e il tracciamento facciale e oculare, ma non è stato sufficiente. 

Già un anno dopo, l'azienda aveva tagliato il costo, ma il problema erano soprattutto gli sviluppatori, che non avevano abbracciato la piattaforma e quindi non c'erano abbastanza contenuti che sfruttavano la realtà mista. 

Ecco quindi il cambio di rotta: a ottobre 2023 arriva il più "popolare" Quest 3, che eredita molte delle tecnologie del fratello maggiore, a un prezzo più abbordabile. 

A settembre 2024 Meta aveva annunciato che avrebbe smesso di produrre il Quest Pro (oltre al Quest 2), continuando a venderlo fino alla fine dell'anno o fino a quando non avrebbe esaurito le scorte.

Evidentemente, il visore non ha venduto molto, perché ora andando sulla pagina del prodotto si viene accolti da un messaggio che invita ad acquistare il Quest 3

In ogni caso, sul sito di Meta sono ancora in vendita i Controller Meta Quest Touch Pro, compatibili con Quest 2 e Quest 3, ma non con il nuovo Quest 3S. 

E non ci sarà quasi certamente un successore. Nel 2023 The Information aveva annunciato la fine del progetto Quest Pro 2, notizia poi parzialmente smentita dal CTO di Meta Andrew Bosworth. 

Ad agosto 2024, però, la società avrebbe annunciato la fine dei visori di fascia alta, con l'obiettivo di concentrarsi su occhiali per la realtà mista più leggeri (e di cui i nuovi Meta Orion potrebbero essere un assaggio).

Se può servire da consolazione, Meta non è l'unica ad avere problemi con questi progetti. Anche Apple avrebbe fermato la produzione dei costosissimi Vision Pro, con l'intento di concentrarsi su un dispositivo più economico

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Siri ci spia? E allora perché Apple è disposta a pagare 95 milioni di dollari?

Wed, 01/08/2025 - 11:47

Negli ultimi giorni è circolata molto la notizia relativa alla proposta di Apple di risarcire gli utenti "spiati" da Siri, con 95 milioni di dollari totali.

Questa class action potrebbe quindi portare l'azienda della mela a rimborsare (con 20$ l'uno) tutti gli utenti che siano pronti a dichiarare, sotto giuramento, di essere stati ascoltati da Siri senza il loro consenso tra il 2014 e il 2024.

Ma cosa è successo di preciso? Siri ci spia davvero? Facciamo un po' di chiarezza.

Al di là della paura più o meno comune che gli smartphone possano spiare le nostre conversazioni, l'accusa rivolta ad Apple è stata innescata soprattutto da un'inchiesta del Guardian del 2019.

In questo articolo, alcune persone che lavoravano al controllo qualità di Siri spiegavano al giornale inglese di come fosse capitato di ascoltare conversazioni private degli utenti, inconsapevoli che l'assistente vocale di iPhone stesse registrando quel che veniva detto.

Le persone in questione, che sarebbero state successivamente licenziate da Apple, erano pagate dall'azienda per verificare che Siri interpretasse correttamente le richieste degli utenti. Non c'era quindi niente di illecito nelle registrazioni di per sé, che facevano parte di un comune programma di controllo qualità di un servizio (a cui gli utenti coinvolti avevano aderito).

Il problema sta invece nell'attivazione involontaria di Siri. Le conversazioni private a cui si fa riferimento, infatti, sono state ovviamente registrate per errore, probabilmente dopo che iPhone ha scambiato per il comando "Ehi Siri" un qualche suono emesso dagli utenti.

Come tutti gli assistenti vocali, infatti, anche Siri può essere attivato con una cosiddetta hotword (in questo caso Ehi Siri, appunto), ossia una parola chiave che risveglia l'assistente e lo mette in ascolto.

Come capita relativamente spesso su tutti i sistemi analoghi, può accadere però che lo smartphone scambi per l'hotword altre parole (o perfino suoni ambientali), che avviano quindi l'assistente e, di conseguenza, la registrazione dell'audio (a patto che gli utenti avessero attivato il comando vocale Ehi Siri e accettato di condividere i propri dati a fini di ricerca interna).

Apple ha ammesso che suoi dipendenti possano aver ascoltato conversazioni private registrate per errore, ma ha sempre sostenuto di non aver mai violato la privacy degli utenti deliberatamente.

In particolare, Apple ha negato che tali registrazioni fossero utilizzate per fini pubblicitari: alcuni utenti coinvolti nella class action, infatti, sostenevano di aver visto pubblicità di specifici brand solo dopo averne parlato.

L'idea che lo smartphone ci ascolti di nascosto e utilizzi poi quanto detto per proporci pubblicità è una paura molto comune (anche se molto spesso infondata) ma è veramente difficile pensare che sia questo il caso. 

Nonostante tutto, forse per chiudere al più presto la vicenda, Apple ha accolto la richiesta dell'accusa e ha proposto di risarcire con 20$ l'uno tutte le persone che sentono di aver subito una violazione della privacy.

In particolare, si parla di tutti gli utenti che tra il 2014 e il 2024 hanno avuto un dispositivo della mela (iPhone, iPad, Apple Watch, Mac) in grado di utilizzare l'assistente vocale tramite il comando Ehi Siri, a patto che questi utenti dichiarino sotto giuramento di essere sicuri di essere stati registrati senza il proprio consenso.

Sommando tutti i 20$ che Apple potrebbe dover risarcire a centinaia di migliaia di persone si arriva quindi alla famosa cifra di 95 milioni di dollari di cui si sta parlando molto in questi giorni.

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Finalmente su Android arriva il pulsante più utile del mondo: "Annulla"!

Wed, 01/08/2025 - 11:24

Su Gboard arriva ufficialmente il pulsante Annulla, una funzionalità della quale si parla da qualche tempo e che renderà la tastiera di Google (ecco le migliori tastiere per Android) ancora più efficiente.

La novità della quale parliamo non è una sorpresa, visto che già in precedenza si è parlato del suo sviluppo. La novità delle ultime ore è che finalmente la funzione è in fase di distribuzione.

Il pulsante Annulla su Gboard permette di "tornare indietro" nella digitazione tramite la popolare tastiera virtuale. Nella pratica, tappare sul pulsante Annulla significherà cancellare l'ultima parola o lettera digitata.

Come vedete dagli screenshot in galleria, durante la digitazione apparirà la scorciatoia Annulla, appunto per annullare la più recente digitazione effettuata, e quella Ripeti, per ripristinare quanto cancellato in precedenza. Nel caso in cui non ci fossero lettere digitate nella casella di testo in cui si sta agendo allora le due scorciatoie verranno mostrate in grigio.

Per usare la novità appena arrivata su Gboard basterà accedere al menù rapido degli strumenti sulla tastiera, tramite il pulsante contrassegnato dai quattro quadratini in alto a sinistra, e scorrere verso il basso finché non visualizziamo l'opzione Annulla.

Per rapidità di utilizzo, possiamo anche trascinare l'opzione Annulla all'interno della barra degli strumenti di Gboard, quella che visualizziamo superiormente alla tastiera quando è aperta. Una volta aperta la funzione Annulla su Gboard vedremo i due collegamenti Annulla e Ripeti nella barra superiore.

Questi due collegamenti servono appunto per annullare e ripristinare il contenuto testuale digitato con la tastiera.

La novità che abbiamo visto dovrebbe essere già in fase di distribuzione a livello globale per gli utenti Android, noi l'abbiamo già ricevuta avendo Gboard in versione beta. Secondo le segnalazioni pervenute online la funzione dovrebbe arrivare a tutti coloro che hanno aggiornato l'app almeno alla versione 14.9.06.

Scarica da Play Store

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Snapdragon X è la risposta "definitiva" a Intel e AMD: i PC Copilot+ diventano economici

Wed, 01/08/2025 - 11:07

Un PC Copilot+ con chip ARM a 600 euro (o poco più)? A breve potrebbe essere possibile grazie al nuovo Snapdragon X di Qualcomm appena annunciato al CES. 

Il chip, che affiancherà Snapdragon X Elite e Snapdragon X Plus, è infatti pensato per portatili economici ad ampia diffusione (ma anche mini PC).

Le caratteristiche non sono però da sottovalutare. Snapdragon X è un chip a 8 core basato sul processo a 4 nm come Snapdragon X Plus, con la differenza che il clock si ferma a 3 GHz invece di 3,2 GHz. 

Come tutta la famiglia Snapdragon X, la NPU (Neural Processing Unit) garantisce 45 TOPS (sono necessari 40 TOPS per ottenere l'etichetta PC Copilot+), e anche la GPU arriva a 1,7 TFLOPS

Nel suo annuncio, Qualcomm ha preso di mira gli avversari diretti Intel e AMD, promettendo prestazioni nettamente superiori.

Paragonato con un chip Intel Core 5 120U, il nuovo Snapdragon X promette lato CPU prestazioni in single-core fino al 163% superiori e in multi-core fino al 157% più veloci. Il tutto con un consumo energetico fino al 240% inferiore. 

Ancora meglio sul fronte della GPU: il chip Qualcomm promette prestazioni fino al 319% più veloci allo stesso livello di potenza. Per arrivare allo stesso livello, la soluzione Intel sarebbe costretta utilizzare il 258% di potenza in più.

Sulla NPU, per Qualcomm non c'è proprio confronto: l'azienda sottolinea che chip come Intel Core 5 120U e AMD Ryzen 5 7540U non ne siano dotati.

E se si sale di categoria, per arrivare a un Intel Core Ultra 7 155U, che offre una NPU proprietaria chiamata Intel AI Boost, non solo il prezzo è molto più elevato, ma le prestazioni sono comunque fino a 3,7 volte inferiori. 

Quindi più potenza, meno consumo energetico (Qualcomm prevede di raddoppiare l'autonomia nella visione di contenuti o nell'uso di app Microsoft 365) a un prezzo decisamente inferiore.

I nuovi portatili con Snapdragon X partiranno da 600 dollari (che si spera non si traducano in un costo molto più elevato in euro), e li vedremo molto presto. Stando a quanto riportato, entro gennaio verranno annunciati i primi portatili da parte di HP, Lenovo, Dell, Acer e Asus, mentre "domani" dovremmo vedere il primo mini PC desktop con Sbapdragon X. 

Qualcomm ha inoltre dichiarato che sono 60 i modelli attualmente in produzione o sviluppo, e più di 100 arriveranno entro il 2026. La rivoluzione è iniziata?

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Non potremo più "evitare" Gemini: in arrivo su Google TV e anche Wear OS

Wed, 01/08/2025 - 09:17

Google ha tutte le intenzioni di integrare Gemini in tutti i suoi servizi, non solo Gmail o Android: ora il chatbot sta per arrivare su Google TV e sostituirà l'Assistente anche su Wear OS

Cominciamo dall'interfaccia per TV. Come abbiamo visto nel caso di Samsung e LG, quest'anno la parola d'ordine è: conversare con il proprio TV, che lo si voglia o meno. 

Per questo motivo, la casa di Mountain View ha presentato al CES 2025 un'anteprima delle nuove funzionalità di Google TV basate su Gemini.

Google immagina una situazione in cui ci si mette comodi sul divano e si effettui una ricerca di contenuti sul TV conversando in modo naturale. La funzione non si limita a questo, ma stando all'annuncio può spaziare su qualsiasi argomento, come domande su viaggi, salute, spazio, storia e altro ancora. Il TV risponderà a tono, con tanto di video nei risultati per un contesto aggiunto.

Può mancare la generazione di immagini? Altro tema caldo del 2025: Gemini consentirà di creare "opere d'arte personalizzate con la famiglia", oltre a integrarsi con Google Home per controllare i dispositivi domestici intelligenti e persino avere una panoramica delle notizie del giorno.

Google non ha svelato una data precisa su quando arriveranno queste funzioni e su quali dispositivi, anticipando solo che "inizieranno a essere implementate entro la fine dell'anno su dispositivi Google TV selezionati".

Pur con alcuni limiti, attivando Gemini sui nostri telefoni e tablet Android andremo a sostituire Google Assistant, e ora a quanto pare la funzione sta per arrivare anche sugli smartwatch con Wear OS. 

A scoprirlo, i ragazzi di 9to5Google che hanno decompilato l'ultima versione beta dell'app Google (16.0.5) e scoperto alcune stringhe che nominano Gemini. Non solo, ma stando a quanto riportato sarà possibile parlarci per "fare di più con un assistente sul tuo orologio, reimmaginato con Google AI".

Dalle stringhe possiamo intuire che sarà possibile conversare in modo naturale, ma non è nominato Gemini Live, così come non sappiamo come sarà l'eventuale interfaccia. 

Quello che sappiamo è che si potrà attivare Gemini in due modi: dicendo "Hey, Google" quando lo schermo è attivo, oppure tenendo premuto il pulsante laterale

Al momento non ci sono indicazioni su quando verrà lanciata questa funzione, ma è probabile che verrà implementata tramite un aggiornamento dell'app Assistant, introdotta con Wear OS 3.

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HDMI 2.2 arriva a 96 Gbps e, sì, avremo bisogno di un nuovo cavo. Ecco come riconoscerlo

Wed, 01/08/2025 - 08:46

L'HDMI Forum ha appena accolto le necessità di chi ha bisogno di superare i 120 Hz in 4K, presentando al CES 2025 la specifica HDMI 2.2

Lo standard, che porta la larghezza di banda a ben 96 Gbps dai 48 Gbps dell'HDMI 2.1, va ben oltre il semplice supporto della tecnologia eARC

Le sue caratteristiche gli permettono di supportare le esigenze di risoluzione e frequenze di aggiornamento del futuro, soprattutto ora che stiamo vendendo sempre più TV arrivare a 144 Hz e persino 165 Hz (e non importa che le console si fermino a 120 Hz). 

L'HDMI Forum ha dichiarato che la nuova specifica supporterà risoluzioni fino a 12K (12880x6480 pixel) a 60 Hz e 12 bit, e migliorerà la sincronizzazione audio e video.

Questo avverrà grazie a un nuovo protocollo di indicazione della latenza (Latency Indication Protocol, LIP), utile in particolare per le configurazioni di sistema in cui sono collegate più sorgenti, come quelle con un amplificatore o una soundbar (attenzione, tutti devono essere HDMI 2.2). 

Nel complesso, HDMI 2.2 è indicato per applicazioni ad alta intensità, come AR, VR e MR, la realtà spaziale e varie applicazioni commerciali come la segnaletica digitale su larga scala, l'imaging medico e la visione artificiale.

Lo standard HDMI 2.2 sarà rilasciato nella prima metà del 2025 e sarà ampiamente disponibile "per tutti gli utenti di HDMI 2.x". Possiamo immaginare che i primi dispositivi compatibili arriveranno sul mercato più avanti nel corso dell'anno.

Il problema? Ci sarà bisogno di un nuovo cavo, e come possiamo immaginare questo aumenterà la confusione. Il cavo, chiamato Ultra96, permette di ottenere le funzionalità HDMI 2.2, quindi di arrivare a:

  • 120 Hz in 10K
  • 240 Hz in 8K
  • 480 Hz in 4K

Per aiutare gli utenti, l'HDMI Forum ha specificato come i produttori devono etichettarlo per permettere di riconoscerlo immediatamente (e combattere la contraffazione).

L'HDMI Forum ha infatti incluso il cavo nel programma di certificazione dei cavi HDMI, richiedendo che ogni lunghezza del modello sia testata e certificata per visualizzare un'etichetta di certificazione.

Il nuovo cavo sarà quindi identificato dall'etichetta Ultra96, sia sulla confezione che stampata sul rivestimento del cavo stesso, con tanto di codice QR, come si può vedere nelle immagini qui sopra e sotto.

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